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Carrino Antonella

Stato dell’arte sul piano nazionale non autosufficienza

19-12-2019

La richiesta di un piano per la non autosufficienza è al centro di tutti i documenti e delle proposte avanzate negli ultimi anni dai sindacati dei pensionati (del lavoro autonomo e dipendente) in tema di politiche  per la popolazione anziana. E’ una specificità italiana dettata dal peso percentuale che gli anziani non autosufficienti (circa 3 milioni quelli censiti in Italia) hanno all’interno di questo segmento sociale. Non la ritroviamo infatti nelle richieste avanzate ad esempio dai pensionati francesi in questi giorni.

Affrontando l’argomento è corretto sgombrare il campo da un equivoco di fondo . Istituito con la Finanziaria 2007 (12 annifa!) era stato introdotto come intervento transitorio in vista dell’approvazione di una riforma nazionale da completare con  un Disegno di Legge Delega presentato dal Secondo Governo Prodi nello stesso anno. La conclusione prematura della legislatura, nel 2008, ne bloccò l’iter sul nascere. Dieci anni dopo, la legge 147/2017 assegnava al piano nazionale sulle politiche rivolte alle persone non autosufficienti  specifici ambiti di operatività. Non si tratta di un piano complessivo per il settore ma di un atto che ha il solo compito di programmare l’utilizzo delle risorse del Fondo Nazionale Autosufficienza. Tanto è vero che, dalla sua  stituzione, siamo giunti oggi all’ottavo provvedimento di riparto dei fondi. 

Obbedisce a questa logica anche l’ultimo Piano per la Non Autosufficienza: quello 2019-2021, presentato il 9 ottobre scorso dal Governo alle parti sociali e alle organizzazioni del Terzo Settore con lo scopo dichiarato dallo stesso Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali di "eliminare le diseguaglianze territoriali e costruire un percorso condiviso”. 

Sebbene la  dotazione iniziale del fondo non Autosuffcienza ( 2007) di 100 milioni sia passata a 573 milioni di euro nel 2019, 571 nel 2020 e 568 nel 2021, bisogna notare che tali stanziamenti equivalgono ad appena il 2% della spesa pubblica complessiva del settore. In realtà il Fondo finanzia solo il 20% della spesa per i non autosufficienti dei Comuni (l’ente pubblico che stanzia di meno in questa direzione) e non tocca né il Servizio Sanitario Nazionale né l’Indennità di Accompagnamento che sono i principali canali di intervento pubblico per la non autosufficienza. La revisione del sistema nel suo insieme, a 13 anni dal suo concepimento, rimane ad oggi lontana.

Fin qui i limiti del piano rispetto al quale si possono sottolineare alcuni punti di forza contenuti nell’ editoriale al n° 5 della rivista  luoghi dicura  del Network Non Autosufficienza  ( “Piano nazionale non autosufficienza: un giudizio ambivalente, in attesa della riforma di Cristiano Gori e Franco Pesaresi).  Dal punto di vista programmatorio, il Piano in questione sembra ben disegnato. Questi i punti chiave evidenziati dagli autori come “spunti d’interesse da considerare in prospettiva dell’agognata riforma”:

·        obiettivi (su base triennale) graduali e sostenibili di sviluppo degli interventi, definiti in modo puntuale e accompagnati da indicatoriquantitativi per verificarli;

·        progressiva estensione dei destinatari, con l’identificazione dei Livelli essenziali delle prestazioni sociali loro destinati;

·        predisposizione di uno strumento nazionale per classificare la disabilità e misurare il bisogno assistenziale, nel quale le Regioni che intendono mantenere i propri strumenti già in uso possono “tradurne” i relativi dati;

·        redazione da parte delle Regioni di propri piani, coerenti con quello nazionale. Per assicurare la tempestività dell’iter, le Regioni ricevono i fondi dallo Stato dopo la loro predisposizione.

Lo scopo dichiarato del “Piano per la non autosufficienza 2019-2021” consiste nel giungere progressivamente alla definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni per la non autosufficienza partendo dalle gravissime disabilità, con l’obiettivo di raggiungere successivamente quelle gravi. I tempi, però, non sono ben definiti e, soprattutto, i Livelli sono finanziati esclusivamente attraverso il FNA. 

Inoltre, il Piano prevede di sperimentare nel triennio un Livello essenziale riguardante l’erogazione di un assegno di cura e per l’autonomia di 400 euro mensili da erogare ai disabili gravissimi assistiti al domicilio o che frequentano i centri diurni. Le ridotte risorse del FNA limitano però l’intervento a soli 60.000 soggetti. La portata della previsione è dunque soprattutto simbolica e racchiude l’ulteriore limite, per gli autori, di "sbilanciare le politiche per la non autosufficienza  verso  prestazioni monetarie a scapito dei servizi alla persona, la cui offerta andrebbe decisamente potenziata".

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Autore (Cognome Nome)Carrino Antonella
Casa Editrice, città
Collana
Anno Pubblicazione2019
Pagine
LinguaItaliano
Data dell'articolo19000101
Numero
Fonte
Approfondimenti Online
Subtitolo in stampa19-12-2019
Fonte da stampare
Volume
Approfondimenti
Carrino Antonella
Attori
Parole chiave: Anziano non autosufficiente Legislazione nazionale Politiche riferite alla popolazione anziana Welfare