Lo studio del World Economic Forum (WEF) , dal titolo: “Vivremo fino a 100 anni, come possiamo permettercelo?” ( 2017) ha avuto ben poco risalto. Eppure Michael Drexler, capo settore finanza e infrastrutture del WEF, sostiene che “l’atteso aumento della longevità e il conseguente invecchiamento della popolazione è l’equivalente finanziario del cambiamento climatico”. Entrando nello specifico: l’aspettativa di vita dei neonati di oggi è ultracentenaria: 104 anni in Francia, Italia, USA e Canada e 107 per i giapponesi. Lo studio del WEF ha analizzato i regimi previdenziali di Usa, Gran Bretagna, Giappone, Olanda, Canada e Australia (in pratica i sei maggiori al mondo), calcolando, sul 2015, un deficit complessivo di 70 trilioni di dollari. Se aggiungiamo Cina e India arriviamo a 400 trilioni ( 5 volte le dimensioni attuali dell’economia globale). Per gli autori dello studio, la soluzione è portare, entro il 2050, l’età di pensionamento a 70 anni e oltre. Altrimenti, per quella data, il “tasso globale di dipendenza” ( rapporto tra quanti lavorano e pensionati )passerà da 8 a 1 a 4 a 1. Un ragionevole livello di reddito pensionistico, secondo lo studio, dovrebbe vedere un risparmio del 10-15% sul salario annuale medio che oggi è inferiore nella maggior parte dei Paesi considerati. I Governi dovrebbero, per il WEF, dare chiare comunicazioni sugli obiettivi di ciascun pilastro dei sistemi nazionali di previdenza e sulle prestazioni che forniranno e sostenere gli sforzi di alfabetizzazione finanziaria dei gruppi più vulnerabili di popolazione. Ciò equivale a dire “cittadini fatevi una cultura finanziaria per generare un po’ di ricchezza extra”. Quella attuale non basta a sostenere le pensioni.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)