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Carrino Antonella

Rapporto Cergas-Bocconi. Italia meno longeva, Sud virtuoso quanto il Nord ma i bisogni sociali non trovano risposta

17-06-2019

Il Rapporto 2018 Oasi (Osservatorio sulle aziende e sul sistema sanitario italiano) del Cergas (Centro di Ricerche sulla Gestione dell'Assistenza cura) dell’università Bocconi, sfata alcuni luoghi comuni sulla sanità del nostro Paese. Le Regioni del Centro- Sud sono virtuose quanto quelle del Nord, l'Italia scende nella classifica della longevità ma rimangono inevasi i principali bisogni sociali. Questi, in sintesi, i dati salienti della ricerca.

Nel 2017, il Ssn ha segnato un lieve disavanzo contabile (282 milioni di euro, pari allo 0,2% della spesa sanitaria pubblica corrente) ma le Regioni del Centro-Sud si sono dimostrate virtuose quanto quelle del Nord. Il Lazio, per esempio, ha registrato un avanzo di 529 milioni. Nello stesso anno, la spesa del Ssn è aumentata dell’1,3% raggiungendo i 117,5 miliardi di euro. L'aumento medio, dal 2012 al 2017, è stato quasi nullo (0,6% annuo) se si tiene conto dell’inflazione. 

La spesa sanitaria italiana è insufficiente se paragonata alla ricchezza nazionale: rappresenta l’8,9% del Pil, contro il 9,8% della Gran Bretagna, l’11,1% della Germania e il 17,1% degli Stati Uniti. Il Servizio Sanitario Nazionale, ne copre, inoltre, solo il 74%. 

Degno di nota il dato dell’aspettativa di vita alla nascita in Italia che rimane fermo al livello del 2016 con 82,8 anni di media. Cresce meno che in altri Paesi, al punto che tra 2010 al 2016, il nostro Paese è passato dal secondo al sesto posto al mondo nella classifica di longevità stilata dall’Organizzazione mondiale della sanità. A fronte di tassi di mortalità che si riducono per le principali malattie, crescono quelli relativi a disturbi psichici e malattie del sistema nervoso. Marcate le differenze territoriali: l’aspettativa di vita in buona salute è di 56,6 anni al Sud e di 60,5 anni al Nord. Rimane inevasa, però, soprattutto la domanda di cambiamento che viene dalla progressiva frammentazione del tessuto sociale.

Nel 2017 il 32% delle famiglie è unipersonale (8,1 milioni di individui, di cui 4,4 milioni over 60) e il rapporto tra over 65 e popolazione attiva, al 35%, è il più alto d’Europa. Tra il 2010 e il 2017 la popolazione over 65 è aumentata di 1,3 milioni di persone (+11%) a causa dell’invecchiamento delle coorti demografiche nate negli anni  ’50-’60 (baby boomers), il che conferma la lunga aspettativa di vita oltre i 60 anni. 

Alessandro Furnari, autore del Rapporto sostiene che a preoccupare è lo squilibrio tra popolazione over 65 e popolazione in età attiva, diminuita con il drastico calo delle nascite.  Evoluzione che crea e creerà sempre più gravi pressioni e potenziali squilibri nei servizi socio-sanitari, i quali coprono solo il 32% del bisogno. Non a caso tra 2007 e 2015, gli accessi a pronto soccorso di over 65 sono passati dal 29% al 34% sul totale e i servizi di emergenza-urgenza e  sono diventati così la fisiologica valvola di sfogo a fronte di  un’offerta sanitaria in stasi o sostanziale riduzione. Sempre Alessandro Furnari, sostiene che «Il sistema fatica  a garantire continuità assistenziale agli anziani a seguito di un ricovero: un over 85 su quattro viene ricoverato almeno una volta l’anno, ma solo il 16% di questi viene dimesso prevedendo qualche forma di continuità assistenziale».

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Autore (Cognome Nome)Carrino Antonella
Casa Editrice, città
Collana
Anno Pubblicazione2019
Pagine
LinguaItaliano
Data dell'articolo19000101
Numero
Fonte
Approfondimenti Online
Subtitolo in stampa17-06-2019
Fonte da stampare
Volume
Approfondimenti
Carrino Antonella
Attori
Parole chiave: Costi sanitari e assistenziali Dati statistici Longevità Ricerca Servizi sanitari Welfare