Uno studio del Regno Unito, pubblicato sull'American Journal of Clinical Nutrition, afferma che mangiare insaccati e carne lavorata potrebbe aumentare il rischio di sviluppare la demenza. Basterebbe il consumo di una singola fetta di pancetta per avere un aumento del 44% del rischio di malattia.
I ricercatori dell'Università di Leeds hanno esaminato i dati di 493.888 persone, tra i 40 e i 69 anni, per indagare sulle associazioni tra il consumo di diversi tipi di carne e il rischio di sviluppare una forma di demenza. Hanno scoperto che le carni lavorate come salsicce e prosciutto sono associate a un rischio maggiore, mentre alcune carni rosse non lavorate, come manzo, maiale o vitello, potrebbero al contrario avere un effetto protettivo, poiché le persone che ne consumavano 50 g al giorno avevano il 19% in meno di probabilità di svilupparsi la patologia.
Il consumo di carne è già stato associato al rischio della malattia, ma questo è il primo studio su larga scala che ne esamina il legame. Per Janet Cade, a capo della ricerca: "Questa analisi è un primo passo per capire se ciò che mangiamo possa influenzare tale rischio".
Lo studio non ha valutato specificamente l'impatto di una dieta vegetariana o vegana sul rischio di demenza, ma ha incluso dati di persone che hanno affermato di non mangiare carne rossa.Tra i partecipanti, ci sono stati 2.896 casi di demenza in una media di otto anni di follow-up, con una percentuale maggiore di casi tra le persone che erano più anziane, più svantaggiate economicamente, meno istruite, più propense a fumare, meno attive fisicamente. Ma anche tra chi aveva più probabilità di essere colpito da ictus e chi aveva alle spalle una storia di demenza familiare.
I ricercatori hanno anche scoperto che la diagnosi era prevalente nel gruppo degli uomini piuttosto che in quello femminile. Uno di loro, Huifeng Zhang, ha affermato che è necessaria un'ulteriore conferma dei risultati, ma che lo studio "si aggiunge al crescente corpo di prove che collega il consumo di carne lavorata, a un aumento del rischio di un gamma di malattie non trasmissibili”. Ha quindi aggiunto: "In tutto il mondo, la prevalenza della demenza è in aumento e la dieta come fattore modificabile potrebbe svolgere un ruolo importante".
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)