La Rete delle Rsa per assistere gli anziani che non possono restare a casa e l'Adi, l'Assistenza domiciliare integrata, non funzionano. Il governo prosegue invece con un Welfare che dinanzi a una popolazione sempre più anziana e fragile preferisce gli assegni al finanziamento dei servizi, rispetto a quello che fanno i Paesi del Nord Europa, dove si offrono strutture residenziali e assistenza domiciliare piuttosto che sussidi.
Il "Patto per la terza età" varato dal governo a fine gennaio a mezzo di decreto legislativo spende metà della sua dote da un miliardo di euro per l'assegno di assistenza da 850 euro al mese, che si somma a quello di accompagnamento e che è destinato agli Over 80 "con un livello di bisogno assistenziale gravissimo" e un Isee non superiore a 6 mila euro. Un sostegno erogato in via sperimentale dal 1° gennaio del 2025 e che in base al finanziamento disponibile verrà percepito appena da 25mila "grandi vecchi". Inoltre il decreto specifica che qualora si accerti "che la quota integrativa non è stata utilizzata, in tutto o in parte, per la stipula di rapporti di lavoro o per l'acquisto di servizi ivi previsti, l'Inps procede alla revoca della sola quota integrativa definita "assegno di assistenza" e il beneficiario è tenuto alla restituzione di quanto indebitamente ricevuto". Esauriti i fondi si interromperà anche l'erogazione dei nuovi assegni, escludendo una platea ben più vasta.
(Sintesi redatta da: Valerio Maria Urru)