Dal rapporto “Anziani e disabili: un nuovo modello di assistenza” realizzato dalla Fondazione per la Sussidiarietà (FPS), emerge che l’Italia destina al “long term care”, l’assistenza agli anziani non autosufficienti circa lo 0,7% del prodotto interno lordo, rispetto all’1,5% dei paesi Ocse più sviluppati. E molto meno dei principali partner europei, come Francia (2,4%), Gran Bretagna (2,4%) e Germania (2,2%). Il Rapporto segnala forti differenze territoriali nell’assistenza. Il 17% degli anziani con limitazioni funzionali è seguito da una badante. Al Nord si arriva al 19%, al Centro al 21%, mentre al Sud si scende al 14%. Un andamento analogo si riscontra nell’assistenza domiciliare integrata, che coinvolge il 6,2% dei soggetti nella Penisola, con una maggiore diffusione al Nord (7,2%) e al Centro (6,9%) rispetto al Sud (4,3%).
La Provincia autonoma di Bolzano svetta con 42 posti residenziali per anziani ogni 1.000 residenti over 65, seguita dalla provincia autonoma di Trento con 38. Gran parte delle regioni del Centro-Nord superano la media nazionale di 15. In coda le regioni del Sud: in Basilicata e Sicilia c’è un solo posto residenziale ogni 1.000 anziani.Lo studio mette in luce il ruolo chiave del non profit che copre metà dell’offerta di posti letto nei servizi residenziali, assistenziali e sanitari (49%), rispetto al 42% di 10 anni fa. Cresce anche il privato, ora al 26%, mentre il settore pubblico è sceso dal 30% al 25%.
La ricerca segnala la necessità di istituire un Servizio Nazionale per la Non Autosufficienza che superi l’attuale frammentazione degli interventi. Un sistema integrato, con un fondo nazionale e un unico canale di accesso. Con 13,8 milioni di anziani, la Penisola ha uno dei livelli più elevati al mondo di popolazione con oltre 65 anni, circa il 23% (20% nell’Unione Europea). Una quota destinata a salire in futuro.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)