In Gran Bretagna dozzine di case di cura negano ancora l'accesso dei familiari ai parenti anziani 20 mesi dopo l'inizio della pandemia, contrariamente alle nuove linee guida del governo. Da marzo, le famiglie possono nominare un "caregiver essenziale" (ECG) in grado di fornire un supporto stretto e regolare a un parente in una casa di cura. Circa il 70% degli anziani residenti nelle case di cura ha la demenza e la ricerca della John's Campaign mostra che i parenti sono spesso in grado di interpretare meglio il loro comportamento e fornire conforto. Tuttavia, gli operatori sanitari possono rifiutare le domande per lo stato dell'ECG.
A settembre, il gruppo Rights for Residents ha consegnato a Downing Street una petizione firmata da 250.000 persone, chiedendo per tutti coloro che vivono in assistenza il diritto legale a un caregiver essenziale, ma finora senza alcun risultato. Un sondaggio tra i membri di Rights for Residents ha mostrato che a quasi un quarto di loro è stato negato lo status di ECG.
I dati del Dipartimento della sanità e dell'assistenza sociale mostrano che il 7,4% delle case di cura - più di 1.000 - non consentono visite, sebbene nella maggior parte, secondo indagini governative, si tratti di una limitazione temporanea a causa di un sospetto focolaio di Covid. Helen Wildbore, direttrice della Relatives & Residents Association, sostiene che le statistiche del governo affermano che le visite sono concesse da circa il 92% delle case di cura. Ma la domanda è posta in modo così ampio che una struttura potrebbe rientrare nella casistica, anche se rifiutasse l'accesso a caregiver essenziali o consentisse alle famiglie solo mezz'ora alla settimana.
In molti casi, infatti, si parla ancora di visite di 30 minuti, secondo il vecchio protocollo, che potrebbero essere garantite solo sulla carta, poiché dipendono dalla quantità di richieste effettuate. “Questo - afferma la Wildbore - è un attacco ai diritti umani delle persone anziane ed è devastante per loro e le loro famiglie, una discriminazione”.
Peter Wyman, presidente della Commissione di sorveglianza governativa, ha ammesso: “Non abbiamo il potere di obbligare le case di cura a informarci di eventuali modifiche al loro stato di visita. Allo stesso modo, non abbiamo il potere di richiedere alle case di cura di riportare i loro dati in tempo reale sui livelli di visita, né di agire contro quelle case di cura che non segnalano modifiche al loro stato di visita".
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)