Nel 2019, quasi 1 italiano su 2 (il 44% della popolazione), a prescindere dal proprio reddito, si è “rassegnato” a pagare di tasca propria per ottenere una prestazione sanitaria senza neanche provare a prenotarla attraverso il SSN. Questo il dato fondamentale emerso dal report sulla sanità pubblica, privata e intermediata presentato al Welfare day . Nel corso dell’evento Marco Vecchietti (Amministratore Delegato e Direttore Generale di RBM Assicurazione Salute) ha commentato i risultati del IX Rapporto RBM-CENSIS, indagine sulla sanità italiana realizzata su un campione di 10.000 cittadini maggiorenni. Per Vecchietti occorre pianificare un veloce passaggio da una sanità integrativa, per ora riservata a pochi ( circa 14 milioni di cittadini), ad una sanità integrativa diffusa. Bisogna andare verso un “Welfare di Cittadinanza”, attraverso l’evoluzione del Welfare Integrativo da strumento “contrattuale” a strumento di “tutela sociale”.
Non bisogna dimenticare che i bisogni di cura crescono con il progredire dell’età e con l’insorgenza di malattie croniche o di lunga durata. Sono 19,6 milioni i “forzati della sanità a pagamento”, costretti a pagare di tasca propria almeno una prestazione sanitaria all’anno; nel 50% dei casi si tratta di anziani e malati cronici. Nel 2019, le prestazioni sanitarie pagate dai cittadini, passeranno da 95 a 155 milioni. La spesa sanitaria privata media per famiglia è pari a 1.522 euro (+ 2,97% dal 2017), quella pro capite è di 691,84 euro (+ 12,33% 2017). Arriva al 27, 4% la necessità di finanziare le spese sanitarie attraverso prestiti e crediti al consumo. E questo dato sottolinea l’urgenza del problema che, anno dopo anno, impoverisce le famiglie italiane.