The Father di Florian Zeller, più che un film, per lo spettatore è un'esperienza “immersiva”. Il carisma del protagonista, Anthony Hopkyns, gli ha fruttato l'Oscar. Come l'Oscar si è aggiudicata la sceneggiatura, firmata dallo stesso Zeller insieme a Christopher Hampton. E' l'esperienza dell'età che avanza, degli anziani in famiglia, dei figli che si prendono cura di loro, sacrificando la propria vita e le proprie relazioni: è il tema del film ma è soprattutto il tema dell'epoca che stiamo attraversando. Il protagonista, affetto da demenza, è radicato nella sua casa: “Io non lascerò la mia casa”, grida per allontanare il sospetto che per lui si stia disegnando un diverso futuro. Lì, ritrova ciò che perde, ha i suoi “nascondigli”, si sente protetto e sicuro. La casa contiene anche i suoi affetti, le visite quotidiane della figlia, le fotografie, i ricordi di famiglia. Fino a quando un pianto convulso lo libererà, lo farà tornare fanciullo, e lo porterà tra le braccia di un'infermiera, in una casa che non è più casa sua. E' l'approdo all'istituto, spesso doloroso, a volte rassicurante, in alcuni casi necessario e inevitabile.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)