Un gruppo di ricercatori austriaco (Institute of Science and Technology, Klosterneuburg) ha pubblicato uno studio sulla memoria a breve, quella che utilizziamo per ricordare un numero solo per il tempo di comporlo.

Hanno effettuato degli esperimenti sui topi, riuscendo a controllare cosa accadde quando cellula granulare invia un segnale a un neurone piramidale. Al centro del loro lavoro la sinapsi, l'area di contatto tra due neuroni attraverso cui passano i neurotrasmettitori, i composti chimici rilasciati da un neurone all'altro per eccitarlo o inibirlo.
I ricercatori hanno registrato ciò che stava accadendo in una singola sinapsi nel cervello dei topi viventi che si muovevano su un tapis roulant con varie trame. Hanno quindi osservato ripetute scariche delle cellule granulari e li hanno riprodotti in vitro, stimolando elettricamente questi stessi neuroni su fette di cervello, per scoprire come accade.


Hanno così scoperto che queste esplosioni di attività neurale erano accompagnate da un afflusso nell'area presinaptica delle vescicole, una sorta di piccola "borsa" contenente neurotrasmettitori pronti per essere erogati. Quando l'attività neurale diminuiva, le vescicole rimanevano pronte a rilasciare i loro messaggeri in caso di nuova stimolazione per far rivivere le informazioni appena registrate. Secondo gli autori dello studio, la nostra memoria a breve termine risiede lì.

Nei malati di Alzheimer i marcatori di queste vescicole diminuiscono nel corso della malattia.

Nonostante l'importanza della scoperta bisogna ricordare che l'ippocampo non è l'unica struttura coinvolta nella memoria a breve termine e che non si è indagato sulla conservazione di memorie a lungo termine, che sono necessariamente il risultato di altri meccanismi, dato che questa conservazione di vescicole è un fenomeno fugace.