La malattia di Parkinson è la seconda patologia neurodegenerativa con una incidenza maggiore dopo l'Alzheimer. L'1-2% della popolazione mondiale ne è affetto e le cause, ad oggi, non sono ancora chiare. Si pensa ad un insieme di fattori determinanti sia genetici sia ambientali.
Ora, però, uno studio della UK Biobank ha individuato nel tratto di personalità nevrotica una costante associata ad un maggiore rischio di sviluppare il disturbo. Nello studio sono stati coinvolti e seguiti - per circa 12 anni - mezzo milione di individui, di età compresa tra 40 e 69 anni, tra il 2006 e il 2010.
“Il nevroticismo è stato collegato ai disturbi dell'umore e all'Alzheimer, ma ci sono meno studi sulla sua connessione prospettica con il Parkinson, disturbo degenerativo a lungo termine che causa un progressivo declino delle funzioni motorie e fisiche. Quando la malattia progredisce, il danno alle cellule nervose nel cervello provoca un calo dei livelli di dopamina che porta a sintomi come tremori, movimenti lenti, rigidità e perdita di equilibrio”, afferma Luca Passamonti, primo ricercatore presso Cnr-Ibfm di Milano e neurologo presso l’Università di Cambridge.
Sino a poco tempo fa, il collegamento tra personalità nevrotica e rischio Parkinson sembrava reso possibile dall'aumento dell'attività dopaminergica, tipica del profilo neurocognitivo del nevrotico. “Ansia e depressione sono fenomeni associati con la malattia di Parkinson. In parte, questo problema potrebbe essere dovuto a come la malattia altera il cervello e può avere un'influenza sulle emozioni. Alcuni clinici pensano che ansia e depressione siano solo il risultato del Parkinson, tuttavia i nostri risultati suggeriscono che una certa vulnerabilità emotiva è presente molti anni prima dello sviluppo della malattia”, ha affermato, in conclusione, Antonio Terracciano della Florida State University di Tallahassee (USA), coordinatore dello studio.
(Sintesi redatta da: Righi Enos)