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Residencias más parecidas a hogares que a hospitales - Residenze più simili a case che ad ospedali

El País, 22-06-2021

Gustavo García, a nome dell’Associazione dei direttori dei servizi sociali, propone un nuovo modello residenziale destinato agli anziani, per favorire il loro soggiorno nell’abitazione il più a lungo possibile. Secondo l'associazione, infatti, il modello attuale è "eccessivamente istituzionalizzato, sovraffollato e con scarso margine per lo sviluppo del progetto vitale individuale". I dati dell'Imserso, prima della pandemia, indicavano la presenza di 389.000 posti nei centri per anziani. "Troppi. Molti residenti potrebbero continuare a vivere nella propria abitazione se adeguatamente curati", aggiunge García. La proposta arriva dopo il disastro vissuto dalle residenze durante la pandemia: a giugno 2020 i decessi sono stati 19.861, una debacle che ha alimentato il dibattito su questo sistema.

Gli esperti chiedono una maggiore “flessibilità” e “compatibilità” tra le risorse dedicate agli anziani (aiuto domiciliare, teleassistenza, centri diurni o residenze). Il documento propone residenze che amplino e integrino i servizi domiciliari. “Dovrebbero offrire servizi alle persone che abitano nelle vicinanze, come aule diurne, mense e servizi di riabilitazione con strutture specifiche e professionali. Ma possono anche diventare un centro di servizi a domicilio, trasferendovi i  professionisti (fisioterapisti, terapisti occupazionali, psicologi, assistenti sociali…), oppure portando a domicilio cibo o lavanderia o ancora fornendo trasporti adeguati”.

Perché questa idea sia realizzabile, le residenze dovrebbero essere situate in luoghi accessibili e non isolate, poichè le persone “hanno tutto il diritto di continuare a godere del quartiere, nell'ambiente in cui hanno i loro riferimenti. È crudele che debbano essere sradicati nella loro età adulta ", afferma il rapporto. A parere di García, bisogna orientarsi verso un modello sempre più “ospitale”, anziché “residenziale”. García insiste che "le residenze non possono essere centri medici". “Nessuno vuole vivere in un ospedale. Di fronte a questo, proponiamo che le persone anziane non vivano in centri pieni di medici e con personale in camice, ma in luoghi dove possano sviluppare la propria vita con dignità”, afferma. 

Un altro aspetto sono i nuclei di convivenza, dove gli anziani vivono in spazi simili a case, con stanze singole. “I residenti devono appropriarsi e organizzare lo spazio delle loro unità abitative. Devono ad esempio potervi trasportare i loro mobili. L'attribuzione a ciascuna unità deve essere, per quanto possibile, volontaria, e per affinità. Non dovrebbe essere strutturato per gradi di dipendenza o per livello di menomazione o comportamento. Sarebbe disumano", conclude. Altre idee sono eliminare vincoli orari ingiustificati, consentire ai residenti di cucinare per sé o per i propri familiari, facilitare le visite, ospitare anche temporaneamente ospiti nel centro. Per sviluppare questa proposta sarebbe necessaria una maggiore spesa pubblica. L'associazione non vuole quantificarla per "non condizionare il dibattito politico sul tema", ma avverte che l’erario dovrebbe fare uno sforzo in più.

(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)

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Autore (Cognome Nome)
Casa Editrice, città
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Anno Pubblicazione2021
Pagine
LinguaSpagnolo
OriginaleSi
Data dell'articolo2021-06-22
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Fonte
Approfondimenti Online
FonteEl País
Subtitolo in stampaEl País, 22-06-2021
Fonte da stampare(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)
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Approfondimenti
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Parole chiave: Anziano non autosufficiente Residenza Sanitaria Assistenziale