Un'indagine di El País rivela che scegliere una residenza a cui affidare le cure degli anziani è “un atto di fede”. Il modello non è trasparente, i controlli sono pochi e le sanzioni, spesso ridicole, lasciano le famiglie inermi. Dal 2014, la maggior parte delle autonomie non ha ispezionato i centri - dove sono morte 30.000 persone durante la pandemia - nemmeno una volta all'anno. Quasi uno su tre è stato multato. Nulla è accessibile al pubblico, a differenza degli Stati Uniti – che hanno una classificazione delle strutture a stelle come gli hotel - o della Germania, che espone le note di valutazione sulle porte delle residenze. Il punto di partenza è la dubbia supervisione del sistema: dal 2914 al 2019, prima dello scoppio del coronavirus, la maggior parte delle comunità non avevano ispezionato le residenze in media nemmeno una volta all'anno.
Un'ispezione all'anno è il minimo che gli esperti ritengono necessario e la norma nei paesi vicini. Ci sono comunità che lo impongono, altre no. Ma spesso l'obiettivo è irrealizzabile per la mancanza di ispettori. Nelle Asturie, con 232 residenze per 6 ispettori, ognuno deve controllarne 39; in Catalogna, 33. Il calcolo è indicativo perché questi funzionari devono vigilare anche su molti altri centri sociali, come quelli per minori o disabili. In più, il loro lavoro non è pubblico, a differenza di altri paesi: il cittadino deve scegliere alla cieca una residenza senza sapere se è stata sanzionata e perché. Le multe, in ogni caso, sono molto basse: la media per le infrazioni gravi è di 5.000 euro. Un quarto è per mancanza di personale, con un importo molto inferiore a quello che costa assumere qualcuno.
In Spagna, gran parte del settore, comprese le imprese, è favorevole al passaggio alla totale trasparenza. Sanno che la sfiducia verso le residenze nasce dall'attuale segretezza. Un dato di fatto: nessuno sa nemmeno quante residenze ci siano nel paese. Il governo ha effettuato il primo censimento ufficiale quest'anno.Finora sono stati i familiari gli unici a contrllare il funzionamento delle Rsa, ravvisando in più casi una serie di carenze, dalla pulizia all’assistenza. Joseba Zalakain, direttrice del Centro di documentazione e studi SiiS, ritiene che in Spagna "si fanno pochi controlli e sono fatti male". "In paesi come la Germania e gli Stati Uniti c'è una valutazione annuale obbligatoria, che non si basa tanto su regolamenti e procedure ma sulla qualità della vita degli anziani, ed è presa pubblica".
Il geriatra Josep de Martí ex ispettore, ha studiato il sistema in 13 paesi e ha creato il web inforesidencias.com nel 2000 per fare chiarezza: offre ai centri la possibilità di caricare i propri dati, ma solo un terzo ha accettato e solo il 2% mette in luce tutti i dati.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)