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Carrino Antonella

Report Istat indicatori demografici 2019; l’età media sale a 45,7 anni. Speranza di vita alla nascita cresce di un mese

11-02-2020

Report Istat indicatori demografici 2019; l’età media sale a 45,7 anni. Speranza di vita alla nascita cresce di un mese

Il Report Istat sugli 'Indicatori demografici anno 2019', diffuso l’11 febbraio, conferma in sostanza gli andamenti degli ultimi anni. La  popolazione residente, in calo da cinque anni consecutivi, scende al 1° gennaio 2020, a 60.317.000 unità, 116.000 in meno rispetto all’anno precedente. La riduzione è pari al - 212.000 unità si legge nel report e si deve “al rilevante bilancio negativo della dinamica naturale (nascite-decessi) frutto della differenza tra 435.000 nascite e 647.000 decessi". 

Si tratta, si legge nella nota metodologica "del più basso livello di ricambio naturale mai espresso dal Paese dal 1918". Tale andamento è solo parzialmente attenuato da un saldo migratorio positivo di 143.000 unità, in calo di 32.000 unità rispetto al 2018.

L’età media in Italia al 1° gennaio 2020 si alza ulteriormente a 45,7 anni. Quanto alle differenze territoriali, il calo della popolazione si concentra maggiormente al Sud (-6,3 per mille) e in misura inferiore nel Centro (-2,2 per mille). Al contrario, rileva l'Istat, prosegue il processo di crescita della popolazione nel Nord (+1,4 per mille). Lo sviluppo demografico più importante si è registrato nelle Province autonome di Bolzano e Trento(rispettivamente +5 e +3,6 per mille). Rilevante anche l’incremento di popolazione osservato in Lombardia (+3,4 per mille) ed Emilia-Romagna (+2,8).

Nonostante l’ennesimo record negativo di nascite, la fecondità rimane costante al livello espresso nel 2018, ossia 1,29 figli per donna, mentre 1 nascita su 5 è da madre straniera.

Interessanti le differenze di genere per ciò che concerne la speranza di vita alla nascita che cresce sul 2018 di un mese sia per gli uomini che per le donne. A livello nazionale i primi sfiorano gli 81 anni, le seconde gli 85,3. Tuttavia, dopo alcuni decenni la dinamica è in peggioramento soprattutto per le donne. Infatti, nel decennio 2009-2019 le donne hanno avuto un incremento di sopravvivenza pari a 1,5 mesi per anno, mentre, nel decennio precedente( 1999-2009) tale valore era stato pari a 2,5 mesi. Gli uomini  hanno invece recuperato il loro svantaggio sulle donne in termini di sopravvivenza che è oggi pari a 4,3 anni di speranza di vita in meno, contro i circa 7 di 40 anni fa. Tuttavia, anche per gli uomini i ritmi di crescita appaiono in calo; a fronte di un guadagno medio annuale di circa 3,5 mesi nel decennio 1999-2009, si è passati a 2,5 mesi all’anno nel decennio 2009-2019.

Un capitolo della nota metodologica Istat è dedicato al “Mezzogiorno più giovane ma a grandi passi verso un profilo per età più anziano”. Le dinamiche dell’ultimo secolo fanno scivolare la struttura per età della popolazione italiana verso le età più anziane.  Considerando solo l’ultimo decennio (ma il processo viene da lontano) gli over 65 sono passati da 12,1 a 13,9 milioni (+di 1,8).

Considerata anche la fecondità decrescente del periodo, ciò porta gli over 65 a rappresentare il 23,1% della popolazione totale al 1° gennaio 2020. Il 63,9% della popolazione ha  tra 15 e 64 anni mentre solo il 13% ha meno di 15 anni. Rispetto al 2010, la classe più anziana ha cumulato 2,7 punti percentuali in più  mentre, al contrario, le persone in età attiva o formativa sono rispettivamente scese di 1,6 e 1,1 punti percentuali. Al Sud gli over 65 sono il 21,6% della popolazione il che attesta la struttura relativamente più giovane in confronto al Centro-nord (dove gli over 65 sono rispettivamente il 23,8% e 23,9% dei residenti). Tuttavia, al Sud l’indicatore sintetico dell’età media della popolazione è di 44,6 anni (inferiore di oltre un anno e mezzo  rispetto a quella del Centro-nord  pari a  46,2 anni). 

Le distanze sono in progressiva riduzione rispetto al 2010, quando il Mezzogiorno deteneva un’età media di oltre due anni e mezzo inferiore rispetto al Centro-Nord. Per l'Istat, la recente dinamica demografica del Sud, alimentata da bassa natalità, minor impatto delle migrazioni con l’estero e fuga dei giovani verso il Centro-nord, sta quindi alimentando oltre misura il processo di invecchiamento di questa area del Paese.

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Autore (Cognome Nome)Carrino Antonella
Casa Editrice, città
Collana
Anno Pubblicazione2020
Pagine
LinguaItaliano
Data dell'articolo19000101
Numero
Fonte
Approfondimenti Online
Subtitolo in stampa11-02-2020
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Carrino Antonella
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Parole chiave: Analisi demografica Dati statistici Longevità Ricerca