È una migrazione. Una riconversione per adattarsi al mercato e alle sue esigenze. I produttori giapponesi stanno progressivamente abbandonando la produzione di pannolini per bambini, migrando verso i prodotti per adulti. Il motivo? È semplice: il primo mercato si sta assottigliando sempre più, il secondo è, invece, in continua, inarrestabile, espansione.
D’altronde il mercato dei prodotti sanitari per adulti è in crescita costante e si stima che valga più di 2 miliardi di dollari. Per il Guardian siamo davanti a un segno dei tempi. Un “sintomo” di un fenomeno drammatico e complesso, e apparentemente irreversibile: la “depressione demografica”, il restringimento progressivo della popolazione che minaccia di travolgere le strutture sociali ed economiche, in particolare delle economie mature.
Il Giappone è uno dei Paesi più esposti e vulnerabili. Le nascite hanno toccato il minimo storico di 758.631 nel 2023, mentre i decessi sono stati 1.590.503. Nel 2022, i bambini sotto i 15 anni rappresentavano meno del 12% della popolazione del Paese, le persone di età pari o superiore a 65 anni quasi il 30%. Più del 10 % dei giapponesi ha oggi almeno 80 anni.
Gli scenari futuri sono catastrofici. Si prevede che la popolazione giapponese crollerà dagli attuali 125 milioni a circa 88 milioni nel 2065, un calo del30% in 45 anni. Se Tokyo trema, non sta meglio la Corea del Sud che detiene il triste primato del tasso di natalità più basso al mondo: 0,72 figli per donna. Qual sono le cause – culturali, economiche, antropologiche – che frenano la natalità? I sudcoreani non hanno dubbi: al primo posto c’è l’alto costo dell’educazione dei figli.
Secondo un sondaggio pubblicato dal Korea Times, “la spesa scolastica” è la causa principale che spinge le famiglie sudcoreane a non avere figli. Secondo un rapporto pubblicato dallo YuWa Population Research Institute, il costo per crescere un bambino in Corea è il più alto al mondo, 7,79 volte superiore al Pil pro capite.
(Sintesi redatta da: Nardinocchi Guido)