Poche aree della Medicina vedono uno iato così ampio fra esito degli interventi percepito dai professionisti ed evidenza scientifica, quanto gli interventi riabilitativi sulla persona anziana con demenza grave. Chi cerchi studi condotti in modo metodologicamente rigoroso che abbiano cercato di misurare quantità e qualità del miglioramento e di dimostrare che l'effetto osservato è dovuto all'intervento e non a fattori incidentali o aspecifici, è destinato a rimanere sconsolatamente deluso nel constatare che non ve n'è nemmeno uno. Tuttavia gli educatori, gli psicologi e i professionisti in genere che effettuino interventi di supporto - di tipo protesico o di sostegno - sanno bene che dopo alcuni giorni o settimane di lavoro attento e intelligente il malato ha un comportamento diverso, più socialmente adeguato e sereno, più collaborante e attivo.
Chi lavora alla riabilitazione del paziente con demenza anche molto grave sa bene quanto il paziente sia sensibile agli eventi ambientali quali le visite dei familiari, le condizioni di illuminazione, il tono della voce, l'abbraccio e la carezza. Sa bene quanto frequentemente anche i problemi di comportamento più disturbanti e destruenti per il malato e il suo prossimo possano essere spenti - o almeno fortemente modulati - da semplici interventi quali fermarsi a scambiare quattro chiacchiere, o prendere sotto braccio il malato e fare due passi. E tuttavia, l'operatore che volesse dare un sostegno colto a queste osservazioni e comportamenti empirici, ben poco troverebbe sugli scaffali delle librerie. Questo studio vuole dimostrare l’importanza della riabilitazione cognitiva per questa tipologia di pazienti.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)