L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha proposto il Global Action Plan on the Public Health Response to Dementia 2017-2025, un’azione globale per fronteggiare questa malattia, che è la maggior causa di disabilità e dipendenza tra le persone anziane nel mondo.Tra i vari interventi, si evidenzia l’importanza di favorire approcci centrati sulla persona per promuovere il benessere, l’autonomia e la dignità, oltre che interventi di supporto ai familiari e ai caregiver a rischio di burnout.
Su questa linea si muove la statunitense Judy Cornish, che forte della sua esperienza lavorativa con anziani affetti da demenza e loro familiari, ha fondato il Dementia & Alzheimer’s Wellbeing Network (Dawn), dando vita al metodo che porta questo nome.
La Cornish sottolinea che, nonostante nella demenza ci sia una perdita graduale delle funzioni razionali, tra cui la memoria, alcune capacità rimangono preservate: sono le funzioni più intuitive, quelle che ci permettono di entrare in contatto con il mondo circostante. Se il caregiver diventa consapevole di ciò, si può rapportare alla persona in modo diverso, evitando di avere pretese che lo stesso non può soddisfare, diminuendo così il rischio di frustrazione.
Il metodo pertanto pone attenzione all’umore dell’anziano, spesso influenzato dagli stati d’animo delle persone che ha accanto, col fine di promuovere nella persona un senso di sicurezza e stabilità. Dopo di che è necessario favorire il benessere dell’individuo, incoraggiando le sue decisioni, così da fargli sviluppare un senso di autoefficacia.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)