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Carrino Antonella

Invecchiamento demografico: impatto sull’economia e contromisure

09-03-2020

Gli economisti dell’agenzia di rating Moody’s (società di valutazione degli andamenti economici mondiali) hanno di recente sottolineato gli effetti dell’invecchiamento degli italiani sui conti pubblici della Penisola. Gli esperti di Moody’s si sono concentrati sulle  previsioni del rapporto deficit/Pil facendo rilevare che, da oggi al 2030, il deficit potrebbe attestarsi attorno al 5% del Pil ( contro il 2,6% del 2019).

Nei successivi 10 anni ( 2040), in assenza di aggiustamenti sul fonte delle entrate e delle spese correnti, Moody's sostiene che il nostro rapporto debito/Pil potrebbe crescere di altri cento punti. Per quella data  l’Istat prevede che ci saranno in Italia 18,8 milioni di over 65 anni, 5 milioni in più di oggi, ma la popolazione in età lavorativa (15-64 anni) si ridurrà di altrettanti 5 milioni (a 33,7 milioni). 

Christian Fang, analista di Moody’s  ha dichiarato che, se non si adotteranno idonee contromisure, le ricadute saranno molto forti sui costi di finanziamento e sulla sostenibilità del debito.

L’analisi di Moody’s si è occupata degli effetti della transizione demografica sui saldi di finanza pubblica in dodici paesi industrializzati, che rappresentano il 22% del risparmio globale. Oltre all’Italia, Grecia e Giappone, sono stati presi in esame l’Austria, il Belgio, la Germania, la Corea, i Paesi Bassi, la Polonia, il Portogallo, la Spagna e la Svizzera. In base all’analisi di Moody’s, ripresa dal Sole 24 Ore, l’Italia e la Grecia sono i due paesi più penalizzati, seguiti dal Giappone.

Non è la prima volta che Moody’s lancia un allarme sui rischi economici dell’invecchiamento della popolazione italiana. Un anno fa circa, l’agenzia aveva classificato l’Italia come il terzo paese più vecchio al mondo con un’età media di 46 anni. Un fenomeno che, secondo le loro previsioni, ridurrà il numero dei lavoratori con conseguenze non solo sui conti pubblici ma anche su altri settori dell’economia sui quali gli anziani spenderanno di meno, dai ristoranti all’abbigliamento.

Per alcuni studiosi le contromisure suggerite da Moody’s dovrebbero comportare una revisione dei sistemi di tassazione. Lo sostiene Kim Catechis (Head of Investment Strategy di Martin Currie, affiliata Legg Mason) per il quale,  la sostenibilità del welfare in rapporto all’invecchiamento demografico rappresenta ormai una sfida globale, che “dovrà essere affrontata con investimenti per l’efficientamento del sistema di riscossione fiscale oltre che mediante un innalzamento della tassazione”.

Con il crollo della popolazione in età lavorativa si dovrà pensare ad un aumento del peso delle tasse che dovranno essere ripartite su un numero inferiore di persone.

L’aumento del numero dei pensionati in rapporto ai lavoratori riguarda infatti non solo i Paesi economicamente sviluppati, come il Regno Unito, che ha oggi 46,5 pensionati  ogni 100 cittadini in età da lavoro o il Giappone, con 78 pensionati ogni 100 lavoratori ma coinvolge ormai anche i mercati emergenti come il Cile, dove nei prossimi 10 anni il numero di pensionati per lavoratori aumenterà del 46%, passando da 26 a 38.

Per i governi, sottolinea Catechis, le politiche fiscali diventeranno strategiche nelle politiche dei governi. La media OCSE si attesta attorno al 34,2% del Pil per il 2018, e al 20% contando solo le imposte sul valore aggiunto. 

Risulta dunque evidente conclude Catechis che i governi di tutto il mondo dovranno investire pesantemente in tecnologia e nel potenziare la riscossione delle imposte.

Le tecnologie  potranno aiutare nella rilevazione dei dati di base per prendere le decisioni , valutando ad esempio il tasso di evasione fiscale nei vari Paesi o altri dati di reddito e i robot potranno sostituire alcune attività della manodopera umana o assistenziali nei confronti degli anziani ma difficilmente potranno pagare le tasse.

Per questo alcuni istituti internazionali come dall’Istituto Mondiale per la Ricerca sullo Sviluppo Economico dell’Università delle Nazioni Unite, assieme al Centro Internazionale per la Tassazione e lo Sviluppo (ICTD) stanno analizzando i tassi di evasione fiscale dei singoli Paesi anche per far emergere la reale base imponibile necessaria a determinare i conseguenti livelli di imposizione erariale.

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Autore (Cognome Nome)Carrino Antonella
Casa Editrice, città
Collana
Anno Pubblicazione2020
Pagine
LinguaItaliano
Data dell'articolo19000101
Numero
Fonte
Approfondimenti Online
Subtitolo in stampa09-03-2020
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Approfondimenti
Carrino Antonella
Attori
Parole chiave: Analisi comparative Analisi demografica Crisi economica Ricerca