L’Istat, con il suo report “Natalità e fecondità della popolazione residente. Anno 2021” evidenzia un nuovo superamento, al ribasso, del record di denatalità. Dal 2008 le nascite sono diminuite di 176.410 unità (-30,6%). Questa diminuzione è attribuibile per la quasi totalità alle nascite da coppie di genitori entrambi italiani (314.371 nel 2021, quasi 166 mila in meno rispetto al 2008). Si tratta di un fenomeno di rilievo, in parte dovuto agli effetti strutturali indotti dalle significative modificazioni della popolazione femminile in età feconda, convenzionalmente fissata tra 15 e 49 anni.
In questa fascia di popolazione le donne italiane sono sempre meno numerose: da un lato, le cosiddette baby-boomers (ovvero le donne nate tra la seconda metà degli anni Sessanta e la prima metà dei Settanta) sono quasi del tutto uscite dalla fase riproduttiva; dall’altro, le generazioni più giovani sono sempre meno consistenti. Queste ultime scontano, infatti, l’effetto del cosiddetto baby-bust, ovvero la fase di forte calo della fecondità del ventennio 1976-1995 che ha portato al minimo storico di 1,19 figli per donna nel 1995.
A partire dagli anni duemila l’apporto dell’immigrazione, con l’ingresso di popolazione giovane – spesso derivante dei ricongiungimenti familiari favoriti dalle massicce regolarizzazioni - ha parzialmente contenuto gli effetti del baby-bust – continua l’Istat -. Ma l’apporto positivo dell’immigrazione sta lentamente perdendo efficacia man mano che invecchia anche il profilo per età della popolazione straniera residente. La denatalità sembra destinata a proseguire nel 2022 ma il crollo delle nascite tra fine 2020 e inizio 2021 è riferibile ai mancati concepimenti della prima ondata pandemica – sottolinea l’Istat -.
Il dispiegarsi degli effetti sociali della crisi economica ha agito direttamente sulla cadenza delle nascite: le donne residenti in Italia hanno accentuato il rinvio dell’esperienza riproduttiva verso età sempre più avanzate. Rispetto al 1995, l’età media al parto aumenta di oltre due anni, raggiungendo i 32,4 anni; in misura ancora più marcata cresce anche l’età media alla nascita del primo figlio, che si attesta a 31,6 anni nel 2021 (oltre 3 anni in più rispetto al 1995). Le regioni del Centro sono quelle che presentano il calendario più posticipato (32,8 anni). Le madri residenti nel Lazio hanno un’età media al parto pari a 32,9 anni, quelle del Molise a 32,8, superate solo da quelle della Basilicata e della Sardegna (33 anni)”.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)