Dal 14° Rapporto Crea emerge che le strutture residenziali di Long term care erogano, fuori dagli ospedali, un mix di servizi sanitari e sociali (di tipo infermieristico, in combinazione con i servizi di assistenza personale). Anche nelle Rsa, dove i ricoverati hanno un maggior livello di autosufficienza, si eroga assistenza infermieristica che non manca neppure nei reparti di lungodegenza ospedalieri. Si parla ancora nel Rapporto del ruolo del case manager infermieristico nella presa in carico di pazienti cronici ad alta complessità o di non autosufficienza/disabilità senza trascurare il profilo gestionale del personale infermieristico nel nuovo Ospedale di comunità. Il Piano nazionale della cronicità fornisce una serie di indicazioni puntuali in merito sottolineando l‘importanza di far lavorare i medici in team multiprofessionali in cui ruoli e funzioni (anche rispetto agli infermieri) siano ben definite. Ausilia Pulimeno, vicepresidente della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI), intervenendo alla presentazione del Rapporto Crea, ha sottolineato che l’infermiere di famiglia è figura che gli stessi cittadini chiedono. Otre il 79% dei pazienti, in base ai dati dell’ Osservatorio civico FNOPI-Cittadinanzattiva, chiede di poter disporre di un infermiere di famiglia/comunità come fa per il medico di medicina generale. Molte Regioni, dal Nord al Sud, hanno già attivato, in via sperimentale o stanno deliberando ufficialmente l’infermiere di famiglia fra le figure di riferimento nel lavoro di cura.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)