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Ferrannini Luigi

Deficit cognitivo over 70. Cause, evoluzione, prevenzione

www.altraeta.it, 17-05-2021

Parliamo del deficit delle facoltà cognitive. Le sue cause non sono ancora molto conosciute, ma sappiamo che è generalmente più diffuso nella terza e quarta età e talvolta, specie se associato a patologie legate allo sviluppo, si verifica anche in altre fasce di vita.

Ad oggi, i fenomeni scatenanti del declino cognitivo non sono ancora completamente noti. In alcuni casi riguardano la malformazione o il mal funzionamento delle aree cerebrali. Possono poi verificarsi cause vascolari, neuropatologiche e neurodegenerative, ma anche patologie infettive di varia eziologia.

L’invecchiamento è certamente una delle principali cause. In questo caso si verifica una neuro-degenerazione che provoca un declino delle facoltà cognitive. Per quello che riguarda poi altre patologie, possono rientrare tra le ulteriori cause del deficit anche altre forme di demenza, l’Alzheimer. Ma anche le conseguenze di eventi vascolari acuti come gli ictus e di patologie di natura oncologica cerebrale.

Si tratta di patologie che non sono esclusivamente collegate all’invecchiamento o alla degenerazione, ma che possono sopraggiungere anche in altri momenti della vita. 
In genere, il declino cognitivo ha un andamento progressivo con tempi differenti. Solitamente è possibile rallentare il processo, ma per ora non abbiamo strumenti che ci consentano di bloccarlo. Considerando che un decadimento delle funzioni cognitive e della memoria è fisiologico con l’invecchiamento, è importante dare il giusto peso e significato a ogni situazione, trasmettendo una comunicazione corretta relativamente a questo disturbo.

Se esistono più fattori collegati alla patologia, è importante riconoscerli fin da subito e porli in una sequenza temporale. I comportamenti di cui tener conto sono la perdita della memoria, un atteggiamento di chiusura e isolamento, la paura delle relazioni. Non infrequenti sono poi alcuni disturbi comportamentali. Per esempio, rabbia, comportamenti che possono poi degenerare in disturbi più gravi. G
eneralmente è la famiglia a cogliere il primo segnale: i famigliari sono coloro che conoscono meglio la persona e sanno interpretare i suoi comportamenti e la sua comunicazione, oltre a poter fare dei confronti con le condizioni precedenti.

Il medico di base può comunque comunicare al paziente i consigli per gestire gli aspetti biopsicosociali. In questo modo è possibile rallentare l’avanzamento del disturbo, ma ad ora non abbiamo strumenti e terapie in grado di impedire definitivamente il processo di decadimento. 
Il primo passo sono gli esami diagnostici e neuro-radiologici, dai quali si può dedurre il grado di compromissione cerebrale del paziente, in base all’andamento dell’evoluzione del deficit cognitivo.

Per quello che riguarda la presa in carico, da qualche anno sono stati attivati dei servizi per la diagnosi ed il trattamento dei deficit cognitivi, attraverso la costituzione dei Cdcd (Centri deficit cognitivi e demenza).  I Cdcd hanno anche il compito di fare una diagnosi precoce, dare indicazioni operative e assistenziali a famigliari e caregiver anche per altre patologie, favorire l’adesione al trattamento, garantire un periodico follow up del Piano assistenziale individualizzato (Pai). Da tutto ciò si deduce l’importanza di un rapporto molto stretto tra sanità e paziente, per consentire un attento monitoraggio non solo del deficit cognitivo, ma naturalmente di tutte le patologie.

(Sintesi redatta da: Mayer Evelina)

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Autore (Cognome Nome)Ferrannini Luigi
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LinguaItaliano
OriginaleSi
Data dell'articolo2021-05-17
Numero
Fontewww.altraeta.it
Approfondimenti Onlinehttps://www.altraeta.it/deficit-cognitivo-over-70-cause-evoluzione-prevenzione/
Subtitolo in stampawww.altraeta.it, 17-05-2021
Fonte da stampare(Sintesi redatta da: Mayer Evelina)
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Ferrannini Luigi
Attori
Parole chiave: Demenza senile Disturbi comportamentali Disturbi e malattie legati all'invecchiamento Malattia di Alzheimer