L’opinione pubblica inglese accusa il governo di perdere una occasione storica per riformare l'assistenza sociale. Una spinta al cambiamento voluta da più parti della società civile e politica, dopo i tragici avvenimenti delle case di cura. I dati ufficiali infatti hanno mostrato che il maggior numero di decessi da Coronavirus tra i residenti si è verificato durante la seconda ondata della pandemia. Nello specifico, mentre nella prima ondata l'aumento dei casi è stato molto più netto, il numero assoluto e la percentuale di morti attribuiti al Virus sono stati più alti nel corso della seconda ondata. Per l’esattezza, nella fase iniziale della pandemia, tra la metà di marzo e la metà di settembre 2020, si sono verificati 20.664 decessi nelle case di cura (23,1%) direttamente a causa di Covid o in cui il Virus è stato un fattore contributivo, rispetto a 21.677 decessi (25,7%) della seconda fase, tra metà settembre e il 2 aprile 2021.
Il deputato tory (conservatore) Dan Poulter ha chiesto che l'inchiesta pubblica sul coronavirus si occupi specificamente delle morti nelle case di cura, per accertare i fatti ed evitare che possano accadere di nuovo. Nonostante il premier Boris Johnson abbia promesso quasi due anni fa di "sistemare" l'assistenza sociale, l’argomento ha occupato solo una riga nel discorso ufficiale della regina dell’11 maggio, laddove si affermava: "Le proposte sulle riforme dell'assistenza sociale saranno portate avanti".
Il leader laburista Keir Starmer ha dichiarato che la mancanza di un piano per l'assistenza sociale degli adulti è imperdonabile, aggiungendo che il mancato intervento dopo la pandemia è "nient’altro che un insulto all'intera nazione". Segnali di malcontento anche dai banchi dei conservatori: Jeremy Hunt, il presidente del comitato per la salute e l'assistenza sociale della Camera dei Comuni, ha chiesto un tetto ai costi di assistenza catastroficamente alti affrontati da una persona su 10 che necessita di cure. Inaccettabile per una società civile.
Il primo ostacolo alla riforma, risulta essere quello economico, ma molte associazioni assicurano che le diverse soluzioni praticabili costerebbero solo il 2% di quanto il Regno Unito abbia pagato finora per mantenere l’attuale Servizio Sanitario.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)