Il Ministero della Salute ha lanciato una campagna informativa sull’uso corretto dell’alluminio in cucina. Il sito del Ministero indica esplicitamente i gruppi di popolazione più vulnerabili alla tossicità orale dell'alluminio. Sono quelli che hanno ridotte capacità di espellere le sostanze nocive attraverso i reni: gli anziani, i bambini sotto i 3 anni, i soggetti con malattie renali e le donne in gravidanza.
La campagna è stata realizzata attraverso la creazione di un’infografica animata pubblicata sul sito del Ministero (www.salute.gov.it) e veicolata sui canali social istituzionali: Facebook,Twitter, Instagram e Youtube.
Obiettivo dell’iniziativa: informare la popolazione generale e gli operatori del settore alimentare sul corretto uso dei materiali contenenti alluminio che vengono a contatto con gli alimenti. Si legge testualmente sul post nel sito del Minsalute che “l’alluminio non è un materiale che comporta danni alla salute, ma è il suo utilizzo non corretto che può provocare rischi”.
L’alluminio, ampiamente utilizzato per cucinare o conservare le pietanze, è un metallo che può accumularsi nell’organismo; se assunto in grosse quantità, può causare danni al sistema nervoso. L’Istituto superiore di sanità ha pubblicato un mese fa i risultati di un ampio studio in cui i ricercatori hanno effettuato prove di cessione di alluminio da pentolame, utensili, barattoli, vaschette e film monouso di alluminio in contatto con 48 tipologie di preparazioni alimentari cotte e/o conservate. Lo studio ha stimato poi l’esposizione a cui sono sottoposti i consumatori in base alle varie fasce di età.
La disciplina di base sull'argomento è contenuta nel decreto ministeriale 18 Aprile 2007, n. 76 (Regolamento recante la disciplina igienica dei materiali e degli oggetti di alluminio e di leghe di alluminio destinati a venire a contatto con gli alimenti). Prevede fra l’altro (art.6 etichettatura) che i contenitori debbano obbligatoriamente riportare una serie di avvertimenti come "non idoneo al contatto con alimenti fortemente acidi o fortemente salati" (p.e. il succo di limone, la salsa di pomodoro, gli alimenti conservati sotto sale e l’aceto), oppure "destinato al contatto con alimenti a temperature refrigerate" o anche "destinato al contatto con alimenti a temperature non refrigerate per tempi non superiori alle 24 ore". Il limite giornaliero può essere superato solo ad una temperatura di refrigerazione o congelamento o se si tratta di alimenti solidi secchi, come pasta non fresca, pane e caffè; di questi il Ministero fornisce sul suo sito una lista dettagliata.
E’ assolutamente da evitare il riutilizzo delle confezioni monouso.