Uno studio pubblicato su Frontiers in Aging Neuroscience di un team di ricercatori dell’Università di Bologna e dell’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia (effettuato su 96 pazienti) ha rivelato che prima che la malattia si manifesti in 'buchi' di memoria è bene fare attenzione a segnali nell'alterazione del linguaggio in soggetti che non ne hanno mai presentati. Allungamento delle pause, ridotta frequenza con cui si emettono le parole , uno stile discorsivo poco fluente potrebbero essere campanelli di allarme da non sottovalutare.
(Sintesi redatta da: Miuccio Angela)