L’HIV continua ad essere una minaccia, ma il nuovo allarme non riguarda i giovanissimi, bensì una nuova fascia di rischio: le donne tra i 45 e i 56 anni di età. Ad evidenziarlo sarebbe uno dei più grandi studi sull’invecchiamento nelle donne di tutto il mondo: il PRIME.
Un precedente studio pubblicato nel 2017 e rilanciato dall’ECDC (centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie) aveva già evidenziato un aumento dei casi di infezione tra gli over 50; praticamente una diagnosi su sei riguarda questa fascia, che in più arriva alla diagnosi tardivamente in quanto l’ipotesi, proprio considerata l’età, non viene considerata: ben il 63% dei casi in questa fascia di età viene individuato quando l’infezione è già in una fase molto avanzata. Questo ritardo non è dovuto solo alla scarsa propensione del personale medico a proporre il test, ma anche alle pazienti che tendono a giustificare i malesseri con l’avvenuta comparsa della menopausa.
Gli esperti raccomandano a chiunque abbia una vita sessuale attiva di praticare la prevenzione e di recarsi ai controlli. Fortunatamente le cure hanno subito un evoluzione e la diagnosi, specie se preventiva, non è più una sentenza di morte.
(Fonte: tratto dall'articolo)