Secondo il World Report on ageism dell’Oms, pubblicato a marzo scorso, una persona su due nel mondo è protagonista di atti di ageismo contro gli anziani. Inoltre, una persona su tre afferma di essere stata oggetto di discriminazione in base all'età in Europa, l'unica regione per la quale sono disponibili dati quantitativi sulla percezione di questa segregazione. L'OMS avverte che si tratta di un'esclusione pericolosa anche perché “invisibile”.
L'ageismo si basa su un'immagine sbagliata della persona, come afferma Vânia de la Fuente-Núñez, co-autrice del rapporto. "Spesso gli anziani sono visti come un gruppo omogeneo, fragile e vulnerabile, e vengono infantilizzati", afferma.Il testo sottolinea che anche le persone anziane hanno difficoltà a trovare un lavoro e tendono ad essere escluse dalle attività di ricerca e raccolta dati.
Secondo l'Organizzazione, la discriminazione in base all'età ha effetti negativi sulla salute. Molti degli studi inclusi nel rapporto suggeriscono infatti che gli anziani che soffrono di ageismo hanno maggiori probabilità di morire prematuramente. Sono anche a maggior rischio di adottare abitudini di vita non salutari, come una dieta squilibrata, la mancata assunzione di farmaci prescritti, il consumo eccessivo di alcol o di fumo. L'ageismo è anche associato a cattiva salute mentale e malattie come la depressione.
De la Fuente-Núñez indica che questa fascia di età tende anche all'isolamento sociale. "Le persone anziane interiorizzano lo stereotipo secondo cui la vecchiaia è un periodo di solitudine ed evitano di subire il rifiuto che a volte avvertono in un ambiente chiuso alla loro partecipazione", conclude. Secondo il rapporto, sono i giovani con una scarsa istruzione e che provano ansia per la morte, i primi a mettere in atto meccanismi di questo tipo.
"Non nasciamo “ageisti”, ma all'età di quattro anni iniziamo a prendere coscienza degli stereotipi, li interiorizziamo e così sono loro a guidare il nostro comportamento", spiega De la Fuente-Núñez. Dunque per combattere l’ageismo bisogna promuovere il contatto intergenerazionale. Secondo il rapporto, infatti, “avere una relazione con membri di un'altra età ci mette di fronte agli stereotipi che avevamo e ce li fa ripensare”.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)