Ottantasei anni è, in Umbria, l’aspettativa di vita per le donne (in Italia è di 85,3) e di 81,9 per gli uomini (81 nel resto del Paese).
Una “conquista”- come sottolineato dal segretario Spi-Cgil di Perugia, Mario Bravi - il fatto che in Umbria si viva più a lungo, ma senza dimenticare la tutela della dignità delle persone anziane e fragili. “Nell’era del Covid-19, tutt’altro che conclusa, spesso è passata l’idea (almeno in alcune realtà) che, in casi estremi, le persone anziane e fragili potessero non essere destinatarie delle cure necessarie alla sopravvivenza”.
Una deriva “culturale e sociale da contrastare” – chiosa il segretario, “partendo proprio dal nostro territorio”. Ed è proprio la pandemia a riportare al centro la questione della tutela delle persone più anziane e vulnerabili. Sono stati loro a pagare il prezzo più altro di questo virus. Basta vedere i dati della provincia di Perugia per fotografare la “longevità” della Regione: gli ultra 75enni sono 77.804, mentre i cittadini che hanno superato i 65 anni di età sono 163.909, ben oltre il 26% della popolazione totale.
Ma i dati forniti rispecchiano anche l’altra faccia della medaglia perché se è vero che si vive più a lungo, spesso si vive male a causa di problematiche sanitarie e sociali.
Secondo i dati forniti da Spi-Cgil, la metà delle donne anziane vive da sola e il 24,9% ha limitazioni croniche (18% gli uomini).
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)