Secondo uno studio statunitense condotto su oltre 2mila persone, presentato all'American Society of Clinical Oncology Genitourinary Cancers Symposium (Asco Gu), un paziente che segue una dieta ricca di vegetali presenta un rischio inferiore del 52% di progressione del cancro e un rischio minore del 53% di recidiva della neoplasia. All'evento che si tiene a San Francisco, il più importante meeting internazionale sulle neoplasie genito-urinarie, partecipa anche la Società italiana di uro-oncologia (Siuro).
«Lo studio dei colleghi d'Oltreoceano apre nuove possibili prospettive sulle raccomandazioni dietetiche dei malati - afferma Sergio Bracarda, presidente nazionale Siuro - In totale sono più di 564mila gli uomini che in Italia vivono dopo una diagnosi di tumore della prostata e il loro numero è in costante crescita. È dunque una patologia molto diffusa e fermarne il rischio di progressione deve essere una nostra priorità. Servono però ulteriori indagini per verificare in modo più approfondito quale sia la dieta migliore che deve contemplare un equilibrio tra i vari macronutrienti. Per esempio, chi sta affrontando una terapia ormonale rischia di andare incontro a una forte perdita della massa muscolare. Ha quindi bisogno di un'alimentazione proteica e non solo ricca di vegetali».
Più in generale, gli stili di vita alimentari sono fondamentali sia prima sia dopo una diagnosi di neoplasia genito-urinaria. Diversi studi hanno già evidenziato il ruolo, nell'insorgenza del tumore prostatico, di una dieta particolarmente ricca di grassi saturi e di un eccessivo consumo di carne rossa e latticini. Lo stesso vale nel carcinoma renale, dove i troppi grassi d'origine animale possono essere una concausa della patologia. Non sono ancora emerse evidenze scientifiche nette per i tumori testicolari e vescicali. Al tempo stesso - raccomandano gli urologi - bisogna prestare grande attenzione al controllo del peso corporeo, altro fattore di rischio strettamente collegato all'alimentazione.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)