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Leoni Stefano

Talenti senza età: il lavoro a cinquant’anni

12-04-2019

I lavoratori italiani over 50 sono più di 8 milioni e mezzo, il doppio di quelli nella fascia tra i 25 e i 34 anni. Stretti nella morsa dell’età che avanza e la voglia di investire ancora sulle proprie capacità, il 50% di loro afferma di essere “in difficoltà” sul lavoro, ma sente di avere ancora del potenziale da esprimere. A rivelarlo è un’indagine svolta da Valore D, un’associazione che unisce 200 imprese e promuove l’equilibrio di genere per la crescita delle aziende e del Paese. Nata nel 2009 con l’obiettivo di valorizzare le diversità di genere, ma anche di cultura e di generazione, l’associazione ha continuato a crescere coinvolgendo organizzazioni come Enel, Johnson&Johnson, IKEA, Intesa Sanpaolo, UniCredit e Vodafone.

In collaborazione con l’Università Cattolica di Milano, Valore D ha realizzato due studi sulle transizioni lavorative dei cinquantenni pubblicando il report “Talenti senza età”. Se il primo anno si trattava di un’indagine tutta al femminile con 5000 donne intervistate tra i 50 e i 69 anni, la seconda edizione ha esteso il campione anche agli uomini per un totale di oltre 13mila lavoratori coinvolti. Il report “Talenti senza età: donne e uomini over 50 e il lavoro” è stato pubblicato lo scorso anno e i risultati evidenziano che solo il 31% dei lavoratori over 50 si sente valorizzato e “attivo” mentre il 23% si definisce addirittura “smarrito”: la maggior parte di questi lavoratori chiede più considerazione all’interno della propria azienda e vorrebbe svolgere più mansioni rispetto a quelle che gli vengono assegnate.

Con questa indagine, Valore D e il gruppo di ricerca milanese hanno posto l’accento sulle transizioni personali o familiari che colpiscono i lavoratori ultracinquantenni e come l’ambiente lavorativo può supportali nell’affrontare questi passaggi. In particolare, sono state analizzate le situazioni di malattia del senior o di figure a lui vicine, le delicate fasi della fine di un matrimonio, il pendolarismo, la mobilità nazionale e internazionale e i cambiamenti di ruolo all’interno della propria azienda o di un’azienda diversa.

Dai dati emersi viene evidenziata la difficoltà nel conciliare lavoro e cura dei figli non ancora autonomi o dei genitori anziani: un aspetto che interessa soprattutto le donne che si sentono poco supportate sia in famiglia che in azienda. Le lavoratrici riferiscono anche di sentirsi discriminate per aspetti legati all’età e al sesso. Gli uomini, invece, riportano meno questa criticità, ma esternano il desiderio di avere qualche anno in meno per poter essere più attivi ed efficaci. Gli over 50 hanno la sensazione di dare più di quanto ricevano sia dal punto di vista pratico che per il supporto emotivo: un aspetto che emerge nella difficile gestione dei rapporti intergenerazionali in cui si è disposti a trasmettere il proprio sapere, ma non si viene considerati nell’apprendimento di nuove pratiche. Un aspetto che le aziende si impegnano a mettere al centro delle loro politiche di sostegno e che Valore D approfondisce proponendo delle strategie per superare situazioni di emergenza, di cronicità, ma anche transizioni di lunga durata che richiedono un impegno continuo. 

L’azienda di telecomunicazioni TIM è stata fra le prime a introdurre politiche inclusive rivolte ai senior: un interesse nato dalla composizione del loro gruppo di lavoro che presenta un’età media superiore ai 50 anni. Promuovendo le politiche dell’Age Management, infatti, sono stati ridisegnati i servizi di welfare, i piani formativi e sono stati incentivati i confronti intergenerazionali tra il personale. Un sistema adottato anche dalle filiali italiane della multinazionale giapponese NTT DATA che, occupandosi dello sviluppo di software, mostra un elevato numero di dipendenti under 35 e, da qualche anno, ha puntato sulla formazione di gruppi di lavoro intergenerazionali. L’esperienza dei senior mixata alla più recente preparazione dei giovani ha prodotto una combinazione vincente: si tratta di un approccio formativo chiamato “cross mentoring”. Instaurando una relazione tra un esperto e un allievo si cerca di sviluppare al meglio le competenze individuali di ognuno. L’Associazione Italiana Mentoring (AIM) propone questa metodologia e organizza corsi personali e per le aziende combattendo contro ogni discriminazione e supportando i team di lavoro nel raggiungimento dei propri obiettivi.

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Autore (Cognome Nome)Leoni Stefano
Casa Editrice, città
Collana
Anno Pubblicazione2019
Pagine
LinguaItaliano
Data dell'articolo19000101
Numero
Fonte
Approfondimenti Online
Subtitolo in stampa12-04-2019
Fonte da stampare
Volume
Approfondimenti
Leoni Stefano
Attori
Parole chiave: Differenze dovute ad età, sesso, razza, ecc. Invecchiamento attivo Lavoro nella terza età Rapporti intergenerazionali Welfare