Il Ministero spagnolo della Previdenza Sociale afferma che la Spagna può pagare la pensione alla generazione del baby boom grazie ad un insieme di proiezioni ottimistiche, che prevedono un aumento della produttività, della fertilità, l’arrivo di immigrati e un drastico calo della disoccupazione, a livelli mai registrati nel 21° secolo. Il Ministero prevede che la Spagna aumenterà la sua popolazione da 47,8 milioni a 52,4 nel 2050. Inoltre, la Previdenza Sociale vede un notevole aumento delle nascite, spiegando che nel 2022 il numero medio di figli per donna è aumentato di tre centesimi tra le madri spagnole (fino a 1,16). Ritiene quindi che passerà da 1,19 nel 2022 a 1,36 nel 2050 e 1,37 nel 2060. La Previdenza Sociale prevede che il numero medio di figli per donna spagnola convergerà con la media europea.
Un altro fattore chiave è l’aspettativa di vita. Secondo le stime si passerà da 80,27 anni per gli uomini e 85,83 per le donne nel 2021 a 87,1 e 91,4 nel 2050, raggiungendo uno dei livelli più alti dell’Ue. Attualmente, secondo il Ministero, la fascia d’età più numerosa è quella compresa tra i 43 e i 51 anni. Nel 2050 la fascia d’età più numerosa sarà da un lato quella tra i 39 e i 43 anni e dall’altro quella tra i 69 e i 74 anni. L’aumento rilevante della popolazione può derivare solo dall’immigrazione. Il Ministero ritiene che il saldo migratorio – differenza tra immigrazione ed emigrazione – sarà di circa 300.000 persone nel 2024, 200.000 intorno al 2030 e 400.000 nel 2045.
La premessa fondamentale del modello migratorio della Social Security – sottolinea – è che questi flussi sono endogeni alle dinamiche del mercato del lavoro nazionale, nel senso che rispondono alla domanda di occupazione che si manifesterà come conseguenza dell’evoluzione della popolazione naturale e della progressiva riduzione della disoccupazione. Pertanto, i flussi migratori contribuiranno in modo significativo a compensare la carenza di manodopera nel mercato del lavoro in Spagna, derivata dall’invecchiamento della popolazione.
Inoltre il ministero si aspetta che migliaia di lavoratori ritarderanno il loro pensionamento a causa della riforma del 2011 (la cui attuazione terminerà nel 2027) - che aumenta l’età pensionabile a 67 anni per coloro che non soddisfano i requisiti contributivi -, o per gli incentivi per il pensionamento ritardato. Queste politiche sono ciò che ha portato, secondo il Ministero, a far sì che l'età media reale di pensionamento raggiunga per la prima volta i 65 anni. Il Ministero prevede inoltre che la percentuale della popolazione attiva (persone che hanno o cercano lavoro) aumenterà fino al 2035 per poi diminuire gradualmente.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)