Secondo lo studio per ogni mille casi interventi, l'angioplastica salva 49 vite tra gli anziani più giovani, 53 tra gli anziani di mezzo e 54 tra gli anziani "più anziani". La popolazione ultrasettantenne sta aumentando rapidamente e nel 2050 rappresenterà l’11,5 per cento della popolazione degli Stati Uniti. Tuttavia, ancora non sono chiari i benefici delle procedure per allargare le arterie nei pazienti più anziani. L’invito a non escludere dagli interventi coronarici percutanei le persone più in là con gli anni arriva dalle pagine di Circulation, rivista dell’American Heart Association. «Le persone più anziane solitamente hanno un quadro clinico complesso e convivono con i sintomi della vecchiaia come fragilità, condizioni croniche multiple, disturbi cognitivi e, inoltre, fanno uso di varie medicine. Per queste ragioni vengono sistematicamente escluse dai trial clinici per testare le terapie, tra cui anche gli interventi coronarici percutanei. Così non è mai stato dimostrato se queste procedure funzionino o meno negli anziani più grandi», ha detto Abdulla A. Damluji, a capo dello studio. Per colmare questa lacuna, Damluji e i colleghi hanno raccolto i dati di 470mila pazienti anziani ammessi in ospedale con un primo attacco cardiaco tra il 2000 e il 2016. I pazienti sono stati divisi in tre gruppi in base all’età, il primo comprendeva persone tra i 75 e i 79 anni (young old) il secondo individui tra gli 80 e gli 84 anni (middle old) e il terzo pazienti oltre gli 85 anni (old old). I pazienti più anziani avevano maggiori probabilità di avere altre malattie al momento dell’ingresso in ospedale e avevano il 13 per cento di probabilità di morire nel corso del ricovero rispetto all’8 per cento del gruppo più giovane. I ricercatori hanno osservato che gli interventi coronarici percutanei venivano riservati soprattutto ai pazienti più giovani: è stato sottoposto alla procedura il 38 per cento del gruppo degli “young old”, il 33 per cento dei “middle old” e il 20 per cento degli “old old”. Tuttavia nel corso degli ultimi anni si è registrato un costante aumento degli interventi destinati alle persone più anziane, 85 e oltre, con infarto del miocardio. Le operazioni sono passate dal 10 per cento del 2000 al 25 per cento del 2016. In corrispondenza è stato osservata una riduzione del tasso di mortalità, passato dal 17 per cento all’11 per cento.
(Fonte: tratto dall'articolo)