Uno studio pubblicato dal PNAS ha analizzato il tasso di natalità in 22 paesi sviluppati nell’era Covid. L'indagine si sofferma sui nati a gennaio 2021 e, solo in alcuni casi, a febbraio e marzo. In altre parole, il grosso dei dati si riferisce ai concepiti nella primavera del 2020. L'analisi mostra che i paesi in cui il tasso di natalità è diminuito maggiormente sono stati Spagna, Portogallo e Italia, dove il calo è stato dell'11,2% rispetto agli stessi mesi del 2019, l'ultimo anno senza pandemia. Ci sono altri cali notevoli, come gli Stati Uniti, 7,1% o l'Austria, 5,2%. Inoltre, i ricercatori osservano che il calo risulta in aumento tra novembre 2020 e gennaio 2021. Ma quanto è dovuto al coronavirus o ad altri fattori? Il professore dell'Università Bocconi e principale autore dello studio PNAS, Arnstein Aassve, ricorda che i dati di nascita devono essere osservati nel medio termine. “Il problema è che in molti paesi la fertilità era già in calo. Quindi, se confronti di anno in anno, troverai effetti piuttosto grandi, ma non potrebbero non essere causati dalla pandemia", afferma.

Aassve cita altri fattori, come le condizioni economiche e il mercato del lavoro: “È importante anche osservare la struttura della piramide della popolazione. Uno dei miei coautori ha dimostrato che uno dei motivi per il minor numero di nascite deriva dal fatto che la bassa fertilità mantenuta per decenni avrebbe comportato un minor numero di possibili genitori”. Una volta controllati questi possibili fattori di bias, in 13 dei 22 paesi analizzati le diminuzioni sono ancora rilevanti: il tasso di natalità è sceso del 9,1% in Italia, dell'8,5% in Ungheria, dell'8,4% in Spagna o del 6,6% in Portogallo.

I dati per la Spagna in possesso di Libertad González, professore di economia all'Università Pompeu Fabra (UPF), sono ancora più drammatici. "In particolare, in base alle stime dell'Istituto Nazionale di Statistica (INE), il tasso di natalità in Spagna è diminuito del 18% in quei mesi. Mai prima d'ora dal 1975 si è registrato un calo superiore al 10-11%. Tuttavia il calo è stato forte, ma di breve durata: si è fermato a febbraio 2021 e tra marzo e giugno è risalito alle stime del 2019", spiega González. In altre parole, nel maggio del 2020, con la fine dello stato di allarme e l'arrivo dell'estate, le coppie hanno concepito di nuovo i bambini.

Lo studio pubblicato su PNAS mostra anche che il calo dei tassi di natalità non è l'unica risposta alla pandemia. Infatti, nella maggior parte dei paesi analizzati, una volta controllati gli altri possibili fattori, i tassi risultano stabili, come in Francia, o addirittura aumentati, come in Finlandia, Paesi Bassi, Svizzera e più modestamente in Germania. La professoressa dell'Istituto Max Planck per la ricerca demografica (Germania) Natalie Nitsche,  evidenzia da questo lavoro la varietà delle situazioni nei diversi paesi. "L'eterogeneità è comune nella risposta della fertilità ai disastri, sia per paese/regione, sia per età dei genitori, stato sociale...", ha scritto in una e-mail.

Sulle cause di queste differenze tra i diversi paesi, sia Aasvee, sia Nitsche, sia González, ritengono che sia troppo presto per dare un giudizio. Ma indicano alcuni dati da confermare. Per Aasvee, va tenuto presente che la pandemia non ha raggiunto tutte le zone contemporaneamente. In altre parole, sarà necessario rivedere il tasso di natalità di quest'estate in molti paesi", spiega. Nitsche assicura, da parte sua, che dietro l'eterogeneità potrebbe esserci “l'intensità del covid e il tasso di mortalità durante la prima ondata, che probabilmente ha causato timori per la salute e la sicurezza nelle regioni più colpite in quel primo momento, come la Spagna o Italia, ovvero il grado di confinamento e come ha influito sullo stato emotivo, che potrebbe aver alterato i rapporti e i comportamenti sessuali”.