I flussi degli italiani che lasciano il Paese sono simili, come dimensioni, a quelli successivi alla Seconda Guerra Mondiale. Dai dati del ministero degli Esteri negli ultimi cinque anni, la mobilità italiana è passata dai 3,1 milioni di soggetti nel 2006 agli oltre 5,1 milioni del 2018, con un aumento, nell’ultimo anno, di più del 2,8%. Sta aumentando l’età di chi si trasferisce, che ora per la maggioranza (56%), è nella fascia d’età tra i 18 e i 44 anni, a cui si deve aggiungere un 19% di minorenni, che segnala come a spostarsi siano interi nuclei familiari. Emerge anche un aumento nella fascia di età fra i 50 e i 64 anni che registra un +20,7% e tra i 65-74 anni un +35, 3% e +78,6% dagli 85 anni in su. Tra gli over 60 molti appartengono alla cosiddetta «emigrazione previdenziale», cioè coloro che decidono di trascorrere la pensione in luoghi in cui le tasse e i costi della vita sono inferiori rispetto all’Italia. La loro meta preferita è il Portogallo, con un aumento del 140,4%, seguono Brasile (+32,0%), Spagna (+28,6%) e Irlanda (+24,0%). Si trasferiscono anche genitori e nonni («migranti di rimbalzo») che raggiungono i figli e i nipoti stabiliti all’estero . Ci sono poi coloro che preferiscono tornare nel Paese dove erano migrati e i «migranti maturi disoccupati», cioè quelli che vanno a cercare un lavoro all’estero in tarda età.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)