Non si può ignorare, nonostante l’impegno delle organizzazioni, che il volontariato caritatevole è utilizzato dalle istituzioni come sostegno all’omessa attuazione delle norme vigenti.
Ci riferiamo alla situazione dei malati cronici e delle persone con disabilità non autosufficienti, lasciate anche per anni in lunghe liste di attesa, con reali rischi anche per la sopravvivenza.
Il principale espediente delle istituzioni per negare le prestazioni di cura è l’asserita mai documentata carenza di adeguati mezzi economici.
Nello stesso tempo, assumendo tale asserzione come verità, il volontariato caritatevole ignora la Costituzione basata sul diritto alla salute, sull’eguaglianza e il principio di pari dignità dei cittadini (art. 2; 3;4).
Alla Carta fondamentale, si associa l’impegno di giustizia proposto dal Concilio Ecumenico II, peraltro anch’esso disatteso che, nel decreto sull’Apostolato dei laici evidenzia la necessità e il dovere che “siano anzitutto adempiuti gli obblighi di giustizia perché non avvenga che si offra come dono di carità ciò che è dovuto a titolo di giustizia; si eliminino non solo gli effetti ma anche le cause dei mali”.
L’omissione di questi principi da anni ha favorito la creazione di una sanità di serie B per gli infermi colpiti da patologie croniche e non autosufficienti.
Tutto è iniziato con il decreto del Presidente del Consiglio del 29/ 11/2001 per emarginare gli anziani malati cronici non autosufficienti. Occorrerebbe anche riflettere sui numerosi maltrattamenti di anziani non autosufficienti e di persone con demenza senile ricoverati.
Le drammatiche condizioni di vita degli anziani malati cronici non autosufficienti e delle persone malate di demenza senile sono da allarme sociale, da anni resa pubblica da giornali e petizioni.
Oggi volontariato e Terzo Settore dovrebbero battersi per la nascita di un nuovo welfare fondato sull’effettivo riconoscimento della piena dignità di tutti gli individui.
Anzitutto tutelando il diritto alle cure socio-sanitarie, poi assicurando contributi e prestazioni dei Comuni a chi è inabile e sprovvisto di mezzi per vivere.
Controllando che le erogazioni non vengano erogate a profittatori e speculatori.
In definitiva occorrerebbe che il volontariato caritatevole intervenisse non per tamponare le inadempienze delle istituzioni, bensì per eliminare di fatto le “cause dei mali” e per rivendicare diritti.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)