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Leoni Stefano

Il badante del futuro

29-04-2019

Da qualche mese Zora è arrivata all’ospedale geriatrico di Jouarre, vicino a Parigi, per prendersi cura dei pazienti. Molti di loro si sono subito affezionati a lei, alcuni la trattano come se fosse un bambino abbracciandola e dandole baci sulla testa. Ma non si tratta di un’infermiera o di una badante, Zora infatti è il robot al centro di un esperimento francese che potrebbe cambiare l’assistenza per gli anziani che vivono in struttura. A raccontare questa esperienza è stato il New York Times lo scorso novembre: nella società del ventunesimo secolo c’è una spaccatura tra chi non accetta di essere sostituito da un’intelligenza artificiale e chi rimane meravigliato dal progresso scientifico accogliendo con entusiasmo le nuove invenzioni. Una difficoltà riscontrata anche nello staff dell’ospedale Jouarre in cui alcune infermiere sostengono che non lascerebbero svolgere molte delle proprie mansioni ad un robot: Zora, infatti, non misura la pressione, non cambia le lenzuola e non somministra i medicinali, ma si dedica alle conversazione con i residenti ascoltandoli e interagendo con loro. Anche a Port Macquarie, in Australia, uno studio di ricerca condotto dalla Charles Sturt University si è occupato della vita sociale degli anziani e, in particolare, della solitudine che colpisce i senior LGBT. I ricercatori stanno raccogliendo un campione di over 65 su cui testare un robot pensato per chi fa parte della comunità: l’idea è quella di riuscire a mantenere salda la rete di conoscenze di questi anziani grazie alle videochiamate che è possibile fare con l’aiuto del robot.

Costruire dei robot che si prendano cura degli anziani può sembrare una prospettiva distopica, ma è un’ipotesi che si fa sempre più concreta se si considera che il forte incremento della popolazione della terza età: secondo le Nazioni Unite, il numero di persone sopra i 60 anni raggiungerà i 2,1 miliardi entro il 2050 e il personale addetto all’assistenza sanitaria non sarà sufficiente. Per aumentare le risorse assistenziali, anche dall’Italia arriva un contributo che punta al futuro: i ricercatori del dipartimento di Informatica e Robotica dell’Università di Genova hanno dato vita al progetto Caresses (Culture Aware Robots and Enviromental Sensor System for Elderly Support). L’obiettivo è creare un robot che si occupi dell’assistenza agli anziani tenendo conto delle loro esigenze: l’intelligenza artificiale aiuterà le persone ricordando loro di prendere le medicine, incoraggiandole ad avere uno stile di vita attivo e aiutandole a restare in contatto con amici e parenti. Ogni azione del robot verrà eseguita prestando attenzione alle abitudini, alle pratiche culturali e alle preferenze individuali della persona.

Un aspetto che sembra peculiare per i ricercatori del Belpaese: anche a Pisa, infatti, è nato un progetto per aiutare gli anziani a non abbandonare le proprie abitudini. Coordinato dall’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna, il progetto europeo che ha dato vita a Robot-Era: tre robot pensati per le esigenze degli anziani che operano in contesti urbani e domestici. Si chiamano DORO, CORO e ORO, si comandano da tablet e presto potranno essere utilizzati nelle case di riposo e in altre strutture. DORO (Domestic Robot) è un robot ad uso domestico dotato di un braccio, una maniglia, due occhi a led e un vassoio per trasportare oggetti: la sua funzione è quella di aiutare i senior a muoversi in casa, può ricordare gli appuntamenti, rilevare le fughe di gas e ordinare la spesa online. CORO (Condominium Robot) è pensato per la sorveglianza, mentre ORO (Outdoor Robot) è un robot da esterno in grado di muoversi autonomamente in città grazie a sensori di posizione e anti ostacolo. Dotato di un vano portaoggetti, si muove su ruote e può accompagnare gli anziani nelle passeggiate o ritirare la spesa e buttare la spazzatura. Ma per chi, invece, ha bisogno di un supporto nella deambulazione o non può più camminare, la risposta arriva dal Giappone. Robear è un infermiere robotico a forma di orso e pesa 140 chili: riesce a sollevare delicatamente il paziente aiutandolo ad alzarsi in piedi o spostandolo dal letto fino alla sedia a rotelle con una tecnologia che gli permette di esercitare la forza in modo delicato.

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Autore (Cognome Nome)Leoni Stefano
Casa Editrice, città
Collana
Anno Pubblicazione2019
Pagine
LinguaItaliano
Data dell'articolo19000101
Numero
Fonte
Approfondimenti Online
Subtitolo in stampa29-04-2019
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Leoni Stefano
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Parole chiave: Ausili Relazione di cura Servizi assistenziali Tecnologia