La paura e la fuga, scritte nel cervello come comportamenti, sono fattori chiave di sopravvivenza perchè consentono di rispondere a situazioni pericolose in modo appropriato. L'opinione diffusa vuole che certe reazioni obbediscano a complesse funzioni cerebrali superiori. Oggi prende corpo l'ipotesi secondo cui invece siano coinvolte anche altre vie, scorciatoie istintive che passano dall'ipotalamo alla base del cranio. " La scoperta - ha scritto Ilaria Bertocchi dell'Università di Torino in un suo studio uscito su Neuron - può segnare una svolta: implica infatti uno svuotamento dal dogma che vedeva la memoria legata quasi esclusivamente all'ippocampo, poi trasferita e immagazzinata nella corteccia. Visione che sottovalutava il ruolo di altre strutture antiche dal punto di vista evolutivo, come l'ipotalamo, anch'esso capace di riorganizzare in modo dinamico i circuiti per consentire la formazione e il deposito della memoria. La comprensione dei circuiti che sottendono la memoria, potrà comportare passi avanti anche nel trattare situazioni di disordine emotivo e degenerativo".
(Sintesi redatta da: Nardinocchi Guido)