La Corea del Sud usa la tecnologia gps per tracciare i sospetti contagiati, un controllo di massa che pone problemi di privacy ma viene accettato dalla società coreana.
Nei giorni scorsi l'economista Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente di Strategia alla Sda Bocconi, e Alberto Fuggetta, direttore del Cefriel, centro di ricerca sull'innovazione del Politecnico di Milano, hanno presentato alle autorità la proposta di adottare il sistema di «georeferenziazione» che avrebbe sostituito l'autocertificazione fatta con i modelli riempiti a mano, così cara alla burocrazia all'italiana.
Finora la richiesta non ha avuto seguito ma si sarebbe aperto uno spiraglio e nel Dpcm del 9 marzo compare una deroga alle norme sulla privacy per la raccolta dei dati sanitari, anche se non si fa cenno all'uso a scopo di tracciamento.
Rimane il fatto che lo scorso 9 marzo la Corea del Sud aveva più contagi dell'Italia e pochi morti, cinque giorni dopo l'Italia è a 2500 contagi al giorno contro i 110 di Seul. Facile capire perché l'esperienza stia attraendo interesse. Anche il governo israeliano, altro Paese tecnologicamente avanzato, ha annunciato che farà ricorso a questo genere di strategie informatiche contro il virus.
(Sintesi redatta da: Miuccio Angela)