Le Rsa catalane rischiano di chiudere a causa della pandemia: nelle case di cura, infatti, risultano attualmente circa 12.000 posti non occupati. Questi posti vacanti contrastano con le lunghissime liste d'attesa nelle residenze catalane, un problema radicato da anni. All'inizio della pandemia, nel marzo dello scorso anno, circa 20.000 persone non autosufficienti erano in attesa di accedere a un posto nelle strutture a finanziamento pubblico. Questa cifra è salita in estate a 20.600 persone, quando sono state riattivate nuove ammissioni dopo la chiusura temporanea dei centri durante lo stretto confinamento della prima ondata del virus. Ma da allora molte famiglie hanno abbandonato l’idea di farvi entrare i loro cari, nella maggior parte dei casi per timori causati dall'altissima mortalità registrata lo scorso autunno. In questo contesto, molti preferiscono curare i loro congiunti a casa, in attesa di tempi migliori.
Situazione analoga nelle strutture private. Attualmente, almeno il 20% dei posti letto disponibili non risultano occupati. Le ragioni sono varie, ma tutte hanno a che fare con le conseguenze della crisi sanitaria. Anzitutto, il virus ha devastato la salute degli anziani, a ciò si aggiunga poi il forte impatto economico dovuto alle conseguenze della pandemia: molte famiglie ora non possono permettersi il costo di una residenza privata. Inoltre, il governo attualmente richiede una quarantena di 14 giorni per ogni nuovo ingresso, nonostante molte associazioni abbiano richiesto che le persone che presentano un test negativo siano esentate da questo requisito. Infine, la Sanità catalana richiede, nel suo piano di emergenza, che le residenze abbiano posti letto liberi per isolare gli utenti in caso di potenziali focolai, il che influisce sul numero di stanze vuote e la conseguente perdita di benefici in questi centri privati.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)