Un'indagine del Prospective Urban Rural Epidemiologic Study - un lavoro epidemiologico su larga scala che ha reclutato circa 140mila individui residenti in più di 600 comunità in 17 Paesi - ha indagato sull’importanza della prevenzione nelle malattie cardiovascolari.
Nella ricerca sono stati coinvolti, in 21 Paesi, oltre 155mila soggetti di età compresa tra 35 e 70 anni, apparentemente sani, di sesso differente e con livello economico diverso, seguiti per oltre dieci anni.
Si sono valutati fattori di rischio metabolici, comportamentali e psicosociali ed i loro effetti sui principali eventi cardiovascolari quali mortalità, infarto, ictus e scompenso cardiaco. L'incidenza di eventi è stata diversa (5 eventi ogni 1.000 pazienti nelle donne contro 8,2 eventi per 1.000 pazienti tra gli uomini). Ma la vera novità è quanto differentemente agiscono i fattori su uomini e donne. Più precisamente l'aumento del colesterolo non HDL (quello cattivo) incrementa il rischio di eventi cardiaci avversi dell'11% nelle donne e del 28% negli uomini.
La depressione è ancora più selettiva, aumentando il rischio di eventi cardiovascolari del 9% nelle donne ma di ben il 42% negli uomini. Una dieta non appropriata (sovrappeso) incrementa il rischio del 17% nelle donne contro il 7% negli uomini. Il fumo danneggia più gli uomini che le donne. Già all'inizio degli anni 2000 il Women's Ischemia Syndrome Evaluation Study aveva evidenziato diverse differenze di genere. Nelle donne l'ischemia miocardica si sviluppa 7-10 anni più tardi (per la protezione dovuta agli ormoni femminili) e l'infarto è molto più frequente negli uomini. In lei è più rilevante la malattia dei piccoli vasi coronarici (il cosiddetto microcircolo) più spesso legati ad una maggiore reattività e spasmo delle piccole arterie.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)