La mamma di Francesca ha 74 anni e da 10 ha una patologia che l'ha resta del tutto non autosufficiente: “Vive tra letto e carrozzina, da sola non fa nulla: la laviamo, la imbocchiamo, la cambiamo, la spostiamo”. Lo racconta sua figlia, 47 anni, che da qualche anno è tornata a vivere con i genitori, per essere presente e per dare una mano al padre, che si occupa di tutto. Né la madre né il padre rientrano nelle categorie prioritarie per la vaccinazione. O meglio, la mamma è soggetto fragile, per via della sua patologia, quindi rientra in fase 2. “Ma nessuno sa le tempistiche: dal medico di famiglia, dalla Asl, dalla regione Toscana, ricevo solo risposte cordiali ma vaghe. Non capisco perché non debbano essere vaccinati al più presto, visto il rischio che corrono. Se mia mamma fosse stata in Rsa, a questo punto sarebbe vaccinata”, riflette Francesca.
Invece la mamma è in casa e i non autosufficienti che vivono in casa non hanno la stessa priorità di chi vive in struttura. Suo padre compirà 80 anni a ottobre: in Toscana, non è considerato nella categoria degli ottantenni. In altre regioni sì, rientrerebbe nella fase 1. Appare tutto così incerto, così complicato. E intanto, hanno ricevuto il vaccino, con gli operatori sanitari, anche persone che svolgono un ruolo amministrativo. Francesca e gli altri caregiver come lei, non chiedono una priorità per sé stessi, ma chiedono alle Autorità di procedere all’insegna del “Prima i più fragili”, a differenza di quanto , pare, stia invece accadendo.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)