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Carrino Antonella

Coronavirus Fase 2. Ripartire dai territori con un patto tra Comuni, imprese, volontariato

23-04-2020

In una recente intervista l’architetto Stefano Boeri sostiene: “l’Italia è piena di borghi abbandonati da salvare; servirebbe una campagna per facilitare una dispersione, e anche una ritrazione dell’urbano”.
Prima del Coronavirus si parlava di piccoli borghi solo per salvare un minimo di servizi essenziali a favore dei pochi anziani  rimasti a viverci. Nei centri più piccoli chiudevano servizi essenziali come poste, banche, trasporti e scuole ma anche punti di riferimento culturali come librerie ed edicole.

Oggi che l’emergenza Coronavirus favorisce il distanziamento sociale, i piccoli borghi sono oggetto di riflessione anche in un’ottica di ri -distribuzione della popolazione nelle aree interne del Paese, abbandonate a favore delle grandi città metropolitane che fanno fatica a difendersi dal virus proprio a causa del grande numero di persone concentrate in pochi chilometri quadrati.

I piccoli borghi in Italia sono moltissimi, circa 6000 (su più degli 8.000 totali), distribuiti abbastanza uniformemente sul territorio nazionale; coprono, inoltre, circa i due terzi del territorio. A livello strategico sarebbero dunque interessanti per facilitare un processo di decongestionamento dalle aree metropolitane. Sono luoghi ricchi di patrimonio (naturalistico, agricolo, culturale), e tutto ciò andrebbe incontro anche agli indirizzi, più volte annunciati, di promozione di un turismo “alternativo” di tipo eno-gastronomico, culturale e sportivo che negli ultimi anni si stava a fatica proponendo, anche per attirare nuove fasce di consumo.

Marco Bussone, presidente dell’Uncem, l’Unione dei Comuni e delle Comunità Montane ha accolto con favore l’indirizzo espresso dall’architetto Boeri con una lettera in cui chiede di parlare concretamente di aree interne e non per slogan.

Anticipando questa provocazione Bussone aveva già scritto una lettera al Presidente del  Consiglio, al capo della task force Colao, ai vertici dei Partiti e ai Capigruppo delle forze politiche in Parlamento per rilanciare la sfida a ripartire dai territori. La richiesta di Uncem è quella di includere nell'agenda politica nazionale  scelte e strategie che aumentino la coesione nei territori e i legami tra aree montane e urbane.

Sei i pilastri del lavoro che Uncem propone per le prossime settimane e i prossimi mesi:

1. Riconoscere il ruolo degli Enti locali per gli investimenti e l'organizzazione dei servizi pubblici del Paese pensando, non solo alle grandi opere,  ma anche a quelle di piccola e media dimensione  per coinvolgere il tessuto imprenditoriale locale,

2. Innovare e rendere le infrastrutture digitali decisive. Non c'è competitività, se in metà del Paese non si accelera  la realizzazione del Piano per la banda ultralarga. Il Piano Bul deve marciare veloce. Così le reti 5G e wi.fi. 

3. Valorizzare turismo e agricoltura come i pilastri dell'economia dei territori montani. Nelle Alpi e negli Appennini non perdere l'annata agraria vuol dire investire sulle aziende agricole, consentire anche operatività a tutti i cittadini, nei loro orti e nelle loro vigne ma anche favorire la gestione dell' attiva forestale a beneficio dell'assetto idrogeologico. Il turismo di prossimità, nei borghi, dovrà trovare incentivi e coordinamento. Impegniamo insieme i territori, le valli montane a trovare strumenti per un'offerta turistica competitiva e che incroci anche l'agricoltura.

4. Pensare in termini di green economy e di economia circolare tenendo presente che la montagna custodisce i grandi bacini di risorse, acqua e foreste in primis. Bisogna sbloccare il settore delle energie rinnovabili coinvolgendo le comunità territoriali ed gli Enti locali perché traggano i benefici degli investimenti non vadano solo fuori dalle aree interessate. Si legge nel documento che “ Le ‘Green communities’ sono la chiave per lo sviluppo, soluzione integrata per economie di territorio orientate al futuro".

6. Mettere  la solidarietà e la sussidiarietà al centro pensando a strategie integrate per i territori in base al Manifesto di Ventotene e alla "Strategia nazionale per le aree interne".  Quest’ultima che ha ormai otto anni e va potenziata con un Programma operativo nazionale (PON), in linea con la Programmazione comunitaria 2021-2027  per aree interne e montane. 

Per l’Uncem questo è il momento di dare “un nuovo senso del territorio e delle persone che insieme condividono storia, cultura, tradizioni, luoghi, piazze, centri storici. Oltre ogni individualismo, le comunità sono la forza dell'Italia, insieme all'associazionismo e al volontariato, punte di diamante nel terzo settore. Questa l'esortazione finale: "Usciamo dal centralismo-urbano, guardiamo oltre. Guardiamo alla vitalità dei territori e delle comunità. Puntiamo su di loro, sul patto tra Comuni, imprese,volontariato. È determinante. La forza dei territori fa bene al Paese". 

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Autore (Cognome Nome)Carrino Antonella
Casa Editrice, città
Collana
Anno Pubblicazione2020
Pagine
LinguaItaliano
Data dell'articolo19000101
Numero
Fonte
Approfondimenti Online
Subtitolo in stampa23-04-2020
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Approfondimenti
Carrino Antonella
Attori
Parole chiave: Ambiente Contesto montano Contesto rurale Contesto urbano