La terza dose si farà e servirà prima alle persone fragili, cioè anziani e malati con problemi al sistema immunitario. Intanto però bisogna portare a termine la campagna incorso. Ne è convinto Sergio Abrignani, immunologo dell’Università di Milano e membro del Cts.
«La terza dose potrebbe servire a dare un boost, cioè un potenziamento della risposta immunitaria, a chi ha già chiuso il ciclo. Sappiamo, grazie all’esperienza su altri vaccini, come quello contro l’epatite B, che una nuova somministrazione dà un rinforzo rispetto alle prime due dosi. Sarà utile ad esempio per chi ha risposto poco al primo ciclo di vaccinazione ma anche per chi ha ancora un’ottima copertura, perché potrebbe servirgli a prolungare la memoria immunologica».
«Contro le variante esistenti, poi, come la Delta, la terza dose sarebbe essenziale perché abbiamo visto che il vaccino copre al 90-95% dalle forme gravi e a circa al 70-80% contro l’infezione. Se per caso dovesse venire fuori in futuro una variante che sfugge e purtroppo dovesse prendere il sopravvento, allora sarà necessario fare un richiamo con un vaccino diverso, quindi non con il booster di cui parlavo prima».
«Inoltre, i vaccini a Rna messaggero, come Pfizer o Moderna, o quelli a proteina ricombinata come Novavax, che sta per essere autorizzato e arrivare sul mercato sarebbero particolarmente indicati per la terza dose. Non verranno usati molto probabilmente i vaccini a vettore virale. Chi ha fatto due dosi di AstraZeneca o una di Johnson&Johnson riceverà quindi una vaccinazione eterologa, che ora sappiamo funzionare anche meglio».
(Sintesi redatta da: Linda Russo)