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«Chi è rimasto senza speranze può rischiare gesti estremi»

La Stampa, 12-03-2018, p.41

Nel giro di pochi giorni nella provincia di Torino due omicidio-suicidi; Ezio, 77 anni ha sparato alla madre centenaria e poi si è ucciso dopo aver scoperto di avere un tumore al pancreas. Giulio di 90 anni invece ha ucciso Vera, «l’amore della sua vita» malata d’Alzheimer e poi si è sparato. Commenta Vincenzo Villari, direttore del dipartimento di Neuroscienze e salute mentale e psichiatria della Città della Salute di Torino che queste morti sono atti d’amore estremo, dove la morte diventa un dono, una salvezza rispetto ad una vita diventata intollerabile, ed estende questo “regalo” alle persone più care e conclude: «Chi compie gesti come questi ha perso completamente le speranze, non vede prospettive future né per se stesso né per gli altri. Anzi. Non vuole abbandonare gli altri a un destino di disperazione».

(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)

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Autore (Cognome Nome)
Casa Editrice, città
Collana
Anno Pubblicazione2018
Pagine41
LinguaItaliano
OriginaleNo
Data dell'articolo2018-03-12
Numero
Fonte
Approfondimenti Online
FonteLa Stampa
Subtitolo in stampaLa Stampa, 12-03-2018, p.41
Fonte da stampare(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)
Volume
Approfondimenti
Parole chiave: Affettività Famiglia Suicidio