La dottoressa in pensione, Marie-Françoise Fuchs, 88 anni, è la co-fondatrice di Old’Up, un'associazione, che lavora per "dare significato e utilità all'estensione della vita" ed ha condotto un'indagine su 5.300 persone di età superiore ai 70 anni sulla crisi sanitaria.

Ha anche partecipato all'"Assemblea generale per la seniorizzazione". Durante la crisi sanitaria dovuta al Covid si è cercato di impedire il contagio, che ha conseguenze gravi soprattutto per gli anziani. 

Si è cercato così di proteggerli, ma spiega la dottoressa Fuchs, la protezione delle persone fragili non deve trasformarsi in iperprotezione. La quarantena non è stata vissuta male dalla maggior parte degli anziani, soprattutto chi non si trovava nelle case di cura. Ha portato un po' di depressione, ma il rallentamento dei ritmi di vita e dello stress quotidiano per molti è stato un sollievo. Paradossalmente, il gusto per le relazioni si è maggiormente sviluppato, grazie a telefonate più lunghe e discussioni più profonde. Un periodo quindi vissuto come un'apertura verso nuove finestre relazionali. Il problema, sottolinea la dottoressa non è morire, ma come. Dal sondaggio eseguito sulle aspettative delle persone con più di 70 anni risulta che, anche se non tutti gli anziani condividono le stesse aspettative, tutti ritengono che le loro parole non siano sufficientemente prese in considerazione. Dispiace anche vedersi sempre visti come oggetti di cura,in una visione puramente medica.

Ricorda la Fuchs di essere stata, prima della pandemia, invitata ai comitati organizzati dal Ministero della Salute per riflettere sulla vecchiaia, ed era tra i pochissimi sopra i 60 anni di età. Gli anziani vogliono essere più ascoltati, e più seguiti, soprattutto tra le mura domestiche.