A Torino nella primavera 2016, alcuni nonni si impegnano ad un progetto di “Promozione della nonnità” per contribuire alla “visibilità” del lavoro svolto promuovendo riflessione su questo ruolo sociale; aiutare i nonni ad una maggiore comprensione di sé e delle proprie competenze; sviluppare la consapevolezza di questo “lavoro”, come fattore di promozione della salute e di “resilienza” all’invecchiamento.

Nell’autunno 2016 vengono attivati per l’anno accademico 2016-2017 di alcune UNITRE della Provincia di Torino altrettanti corsi “Nonni oggi”. Si tratta di una serie di incontri con una parte “frontale” cui segue il confronto e il dibattito alla luce dell’esperienza. Pur risultando queste esperienze sostanzialmente positive per il clima di partecipazione e i contenuti trattati, si evidenzia, però, la difficoltà a diffonderle. Si decide così, a partire dal 2017, di organizzare incontri annuali più “tradizionali” chiamati “Salotti delle nonne e dei nonni”. Si tratta di cicli di quattro “Conferenze” a cura di esperti, con un metodo comunque partecipato.

Durante le quattro edizioni dei Salotti i partecipanti interessati vengono invitati a far parte degli Spazi nonni attivi o di altri che sarebbero stati costituiti.

Dall’autunno 2018 si aggiungono cinque gruppi in tre nidi e due ludoteche con la partecipazione in media di una decina di nonni ciascuno.

Infine, nel 2018, il Gruppo Abele realizza il Progetto “Nonne e nonni non si nasce... si diventa”. Si raccolgono interessanti storie di “Nonnità” coinvolgendo oltre quaranta anziani. In ottobre si tiene ad Anghiari un seminario dal titolo “Scrivere e parlare di noi: quando e nonni si raccontano” cui partecipano una quindicina di nonni provenienti da tutta Italia.

Negli incontri vengono discussi vari temi di interesse quali: chi sono i nonni; come sono; quale relazione con i nipoti; cosa concretamente fanno; che cosa ricevono dai nipoti...

Emerge una profonda conoscenza (spesso mai esplicitata anche personale) dei propri vissuti, emozioni, sentimenti.

In conclusione si può affermare che tutti questi momenti di incontro hanno dimostrato la validità della metodologia partecipata e fondata su un approccio fenomenologico-esperienziale, evidenziando l’importanza di una partecipazione diretta e concreta al contesto sociale più ampio, come caratteristica della condizione di anziani attivi, in quanto è dimostrato che il loro “lavoro”, senza esagerare, fa bene alla salute.