Maria Rosa Deon di Agordo (BL), 79 anni fatti a maggio, non può chiudere. Non ancora. «lo non sono capace di chiudere». Lo dice così la Maria Rosa. Nell'ottobre 1961 sono arrivati i primi due studenti: uno dalla Val di Non (TN) e stava qui fisso. Ricordo che piangeva. E uno di Voltago: mangiava e dormiva qui perché la mamma era a servire a Milano. Quelli del Follador erano un po'anche i suoi ragazzi: “avevo i ragazzi a mangiare e anche a dormire. Colazione, pranzo e cena: Facevano scuola di pomeriggio tre volte a settimana. E poi c'erano i professori». Com'erano gli studenti di allora? «Qualcuno mi avvicinava e mi diceva: "Maria Rosa, tu che hai confidenza chiedi al prof come vado a scuola". Le mancano gli studenti? «Sì, mi manca il rapporto con i ragazzi. Era bello sentire ogni giorno discorsi diversi. Oggi non è più così. Cosa vuoi, faccio due fatture al mese. Per fortuna sono esente dalla fattura elettronica. Il movimento è quello che è: 30-40 euro al giorno. Ma è bello vedere che ogni tanto qualcuno degli studenti e dei professori torni a salutare. Anche l'altro giorno sono venuti a fare una bicchierata e mi piace sentire che uno è stato là e un altro qua. Quei ragazzi studiavano con lo spirito di chi aveva voglia di fare qualcosa e anche di andare via, per il mondo. Tanti sono andati all'università e tanti a lavorare all'estero. Oggi mi pare più difficile. Mi sembra che i giovani abbiano meno estro di mettere su attività in proprio. Finiscono di studiare e vanno in Luxottica». Oltre agli studenti erano però in tanti ad apprezzare la sua cucina. A luglio chiudevo perché andavo in gita con don Lino. Anche Del Vecchio veniva a mangiare qui. Gli piaceva la minestra da orzo e il lesso. Me lo ricordo ancora quando arrivava con la Lambretta. Era di poche parole. E oggi? «Oggi apro, come una volta, alle 6.30 e chiudo il sabato all'una. Gli orari sono rimasti quelli, fuori però è cambiato tutto e giovani non ne vengono più. Ma io sono abituata a tenere la porta aperta».
(Fonte: tratto dall'articolo)