Secondo la fotografia scattata da Assindatcolf, Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico, nel 2020 gli over 50 rappresentano oltre la metà dei lavoratori impiegati nel comparto colf e badanti. Si tratta di circa 480mila domestici regolari (di cui 319mila stranieri) su un totale di 920mila.
Sebbene nell’ultimo anno il numero dei lavoratori domestici stranieri sia complessivamente cresciuto del 5,3% anche per effetto dell’ultima procedura di emersione, dal 2012 ad oggi si sono "persi" complessivamente circa 189mila addetti stranieri. Un trend che rischia di creare pesanti ricadute sul futuro dell’assistenza a domicilio. Il progressivo invecchiamento dei lavoratori riguarda in particolare la componente straniera: ad oggi gli over 50 rappresentano il 65,8% del totale, contro il 34,2% degli italiani.
Il rapporto afferma che se da una parte l’avanzare dell’età porterà, nel giro di un decennio, oltre 480mila domestici, tra quelli oggi in forza ad andare in pensione (260mila, di cui 175mila stranieri) o ad avvicinarsi a quella soglia (220mila, di cui 144mila stranieri), dall’altra parte i dati degli ultimi anni dimostrano come a questo fenomeno non corrisponda un fisiologico ricambio generazionale.
“Con il graduale invecchiamento della forza lavoro - ha dichiarato il presidente di Assindatcolf, Andrea Zini - il mancato ricambio generazionale e la chiusura dei canali di ingresso regolari per i cittadini extracomunitari che la pandemia ha praticamente bloccato, rischiamo nel prossimo futuro di non avere personale a sufficienza che assista i nostri anziani, i bambini e che si prenda cura delle nostre case”.
A pagarne il conto più grande potrebbero essere le donne, sulle quali ancora ricade la maggior parte del lavoro di cura, in un momento storico in cui, al contrario, anche grazie ai fondi del Pnrr si punta sull’empowerment femminile.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)