È una ricerca minuziosa e dettagliata di tempi non troppo antichi, quando una magra agricoltura e allevamento consentivano di sopravvivere alla carenza di cibo. L’autore Antonio Tatto, appassionato di storia locale e valente fotografo, ha raccolto le testimonianze degli ultimi protagonisti, allora bambini, dell’attività di sfalcio in dirupi molto esposti nelle frazioni di Arson, Lasen, Vignui, Pren e Lamen (BL).
Un lavoro frutto di minuziose ricerche d’archivio e testimonianze orali. Antonio, data la giovanissima età ha solo assistito alle faticose operazioni di sfalcio delle “Sort”, ma ricorda che veniva parcheggiato in qualche cengia dalla quale non poteva muoversi stante la presenza dei dirupi sottostanti.
La bella prefazione è curata da Cesare Lasen che riconosce a Tatto il pregio di aver consegnato ai posteri notizie, mappe, dati che andrebbero irrimediabilmente perduti: i falciatori più giovani di allora sono rimasti pochissimi e ultraottantenni, come Mario “Dal Col” figlio di De Paoli Umberto fu Gioachino che aveva la Sort B31 denominata Cordet che nel 1934 si assicurò lo sfalcio per lire 15,20. Le Sort erano degli spazi erbosi, tutti molto ripidi e scoscesi, con poca erba ma che risultava utile per integrare l’allevamento invernale. La ricerca spiega dettagliatamente il metodo di assegnazione, il bando d’asta e relative clausole e i canoni d’affitto; i luoghi più comodi, anzi meno lontani e più facili da sfalciare talvolta erano assegnati anche al prezzo doppio della base d’asta che si svolgeva col metodo della candela vergine, cioè si poteva offrire sino a quando questa non si spegneva. Molto interessante l’elenco dei toponimi e oronimi dei luoghi e soprattutto l’elenco degli assegnatari dei vari lotti segativi che erano ad Arson, n. 33, a Lasen con Grum n. 43, Vignui con Pren n. 63, Lamen n. 33; ognuno potrà trovare traccia dei propri parenti. Il testo illustra anche come si svolgeva quella che a ragione viene definita agricoltura eroica; ma anche tante storie e aneddoti oltre alla descrizione degli attrezzi agricoli del tempo e parole ora scomparse. Si tratta di un’iniziativa di grande valore storico, culturale, ambientale, di costume e vita dei tempi dei primi cinquant’anni del Novecento.
(Fonte: L'Amico del Popolo)