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Falasca Claudio

La co-residenza: una possibile terza via tra solitudine e casa di cura

www.abitareeanziani.it, 13-01-2020

Negli ultimi anni, anche in Italia, si stanno realizzando esperienze di co-residenza come nuova dimensione abitativa urbana, in grado di garantire sia l’intimità dei tradizionali spazi abitativi, che la condivisione di alcuni spazi comuni (ricreativi, manutentivi) e di offrire contemporaneamente una maggiore socialità rispetto a quanto abitualmente accada.

Tutto ciò, per l'anziano, si traduce contestualmente in una percezione sia di più elevati livelli di sicurezza, urbana e personale, che di una migliore qualità di vita. A motivare chi intraprende questo percorso sono le conseguenze derivanti dalla perdita della rete affettiva parentale estesa e il desiderio di continuare ad invecchiare nella propria abitazione che nel nostro Paese ha un valore del tutto particolare, tenuto conto che in larga percentuale (80,3%) gli anziani sono proprietari delle case in cui vivono.

Non si può non tener conto, tuttavia, del fatto che questo possa essere un privilegio per pochi, dipendendo tale possibilità da diversi fattori, quali la qualità della loro condizione abitative e quella del welfare del quartiere in cui l’abitazione è situata. In un quadro di generale invecchiamento, sfaldamento della rete sociale allargate della famiglia, crescita onerosa dell’attività di caregiver e di città generalmente “non amiche” degli anziani, l’interrogativo è: come fare affinché nel prossimo futuro gli anziani possano continuare a vivere serenamente nella propria?

Al riguardo il rapporto Anziani e casa nell’Unione europea (Osservatorio Europeo del Social Housing, 2008) suggerisce di ripensare profondamente le relazioni degli anziani con la casa e il contesto di quartiere, adeguando ai nuovi bisogni degli anziani le tipologie e i modelli abitativi, mettendo a punto un sistema di assistenza sociosanitaria in loco, garantendo una “rivoluzione” urbanistica che riduca le molteplici barriere ed infine rendendo sempre più disponibili i servizi di tecnoassistenza intelligente.

Un esempio concreto in tal senso è quello costituito nella città di Mestre, dove - nel popolare quartiere di Altobello –, su iniziativa del comune e dell'Ater, dal 2018 è partito il progetto denominato “il Condominio delle badanti”. Si tratta di un condominio in cui tre badanti, che condividono un appartamento in uno stabile in cui vivono persone anziane e disabili, si alterneranno per assicurare cure e assistenza su tre turni quotidiani. Nel condominio, comprendente 36 alloggi, verranno utilizzati dispositivi di domotica, come le consolle di controllo remoto di luci, riscaldamento e i pulsanti di attivazione soccorso per facilitare la gestione del quotidiano da parte di una utenza anziana, oltre che di un complementare supporto di assistenza garantito dai servizi sociali del Comune, capace di allontanare e se possibile evitare il ricovero in strutture.

(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)

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Autore (Cognome Nome)Falasca Claudio
Casa Editrice, città
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LinguaItaliano
OriginaleSi
Data dell'articolo2020-01-13
Numero
Fontewww.abitareeanziani.it
Approfondimenti Onlinewww.abitareeanziani.it/wp-content/uploads/2019/07/AeA_Magazine_22019.pdf#page=7&zoom=auto,54,518
Subtitolo in stampawww.abitareeanziani.it, 13-01-2020
Fonte da stampare(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)
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Falasca Claudio
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Parole chiave: Cohousing