La next generation, ovvero il tema del passaggio generazionale, tocca il mondo del private banking sotto un duplice aspetto: da una parte è in atto il passaggio generazionale della clientela, dall’altro è una trasformazione che interessa i professionisti del settore. Secondo Aipb (Associazione italiana private banking), l’attuale età media dei banker è pari a 53 anni, nel 2012 era 46. «Oggi la generazione più numerosa tra i professionisti è rappresentata dalla Gen X (75%), mentre Millennials e Gen Z (under 40) equivalgono all’11% e i baby bomers (over 60) al 14%», commenta Andrea Ragaini, presidente Aipb. 

Il 55% degli operatori considera una priorità strategica attrarre giovani da formare come banker nei prossimi 2-3 anni. Per il 41% è un obiettivo importante. Il nuovo osservatorio Aipb sul tema evidenzia che il 71% dei giovani reputa il settore finanziario un ambito di lavoro attraente, ma solo il 15% lo conosce bene. L’industria mostra di credere fortemente nell’interazione tra generazioni: il 71% degli operatori ha attivato gruppi multigenerazionali, principalmente per la gestione della clientela. Il 58% ha previsto un ruolo di affiancamento all’interno di team di banker più giovani e il 13% ha affidato ai senior un ruolo di formatore. 

Programmi di valorizzazione dei talenti (45%), affiancamento senior-junior (39%), divulgazione periodica della conoscenza del settore e innovazione del modello organizzativo (entrambe al 29%) sono poi altre leve per avvicinare i giovani. Una consapevolezza importante quest’ultima, dato che i tre elementi più ricercati dai giovani sono un buon equilibrio tra la vita lavorativa e quella privata, una buona atmosfera di lavoro e una giusta retribuzione fissa. La flessibilità è un elemento maggiormente apprezzato rispetto ad altre fasce d’età. E se i senior hanno maggiore capacità di gestire relazioni di alto profilo (74%) e situazioni complesse (71%), i giovani sono più flessibili (81%) e hanno una maggiore attitudine all’adozione delle innovazioni (87 %).